La corsa all’oro blu, ovvero quel grande patrimonio rappresentato dall’acqua, non è soltanto un business o un fenomeno che richiama alla mente le zone desertificate dell’Africa. L’oro blu fa gola anche a casa nostra, dove non si combattono guerre per avere la supremazia nell’utilizzo, ma battaglie politiche strategiche sì. E non bisogna andare molto lontano dalla Pianura Padana per imbattersi in manovre burocratiche, dichiarazioni d’intenti e furberie che dimostrano quanto siano agguerrite e spesso scorrette. E’ il caso di un serbatoio naturale, gestito da decenni con accortezza e lungimiranzaza dalle associazioni irrigue piemontesi e lombarde, che sovrintendono alla distribuzione dell’acqua, materia prima necessaria per la coltivazione del riso. Ebbene, quasi come un ritornello la risaia è incolpata di sottrarre risorse idriche alle comunità, dimenticando che l’acqua che scorre nelle camere delle risaie in realtà torna al territorio rimpinguando la falda freatica necessaria a dissetare paesi e città. Non solo: il polmone-risaia rappresenta anche una camera di compensazione, evita lo scorrimento incontrollato delle acque piovane e limita le alluvioni. Insomma, senza questa straordinaria spugna, unica in Europa, avremmo conseguenze inimmaginabili sulla natura e sulla difesa del territorio. Ma tutto questo è sottovalutato o ignorato, anzi mistificato. C’è chi spinge con forza per sottrarre o succhiare, come fosse un vampiro, linfa dai canali irrigatori. Il problema è emerso durante il recente incontro, auspice l’Associazione Irrigua Est Sesia di Novara, dove è stato suggellato un patto tra Piemonte e Lombardia per la gestione delle risorse idriche destinate all’agricoltura, di competenza del Consorzio piemontese che si allunga anche in terra lombarda coprendo oltre 330 mila ettari. Il leit motiv è questo: giù le mani dalla nostra acqua, siamo pronti a difenderla con i denti dall’aggressione, così è stata definita, che arriva da altre zone del Nord Italia. Traduzione: alcuni Comuni turistici della Riviera Adriatica avrebbero avanzato la pretesa di attingere a questo pozzo d’oro, rappresentato dalla grande riserva contenuta nei canali irrigatori. In altre parole: indirizzare una quota della portata dei canali irrigatori a scopi turistici, per alimentare i serbatoi di quelle città che durante la stagione estiva esplodono di turisti e business. Richiesta respinta al mittente, perché ancora una volta il mondo agricolo non vuole essere sacrificato e fare la stampella ad altri settori produttivi.
Share on Facebook
Follow on Facebook
Add to Google+
Connect on Linked in
Subscribe by Email
Print This Post
You must be logged in to post a comment Login