di Gianfranco Quaglia
«Tutto e solo di braccia e badile». E’ il titolo del monologo che Lucilla Giagnoni, attrice e autrice di teatro, ha presentato a più riprese e in più parti d’Italia per celebrare i 150 anni di costruzione di quella grande opera che si chiama Canale Cavour. Un colosso d’ingegneria idraulica che ancora oggi rappresenta la linfa vitale del triangolo d’oro della risicoltura europea. Non a caso la mostra fotografica dedicata al Cavour, allestita dalla giornalista Irene Cabiati nel complesso monumentale del Broletto di Novara, sta riscuotendo interesse.
Lucilla non ha bisogno di presentazioni. Ma è doveroso ricordare che oltre a essere una bravissima attrice e autrice, è lei che scandaglia il territorio e ne sublima la storia, le emozioni, i palpiti, per tradurli sul palcoscenico. Così è stato con «La Chimera» di Vassalli o «In risaia» della Marchesa Colombi. Per spaziare a temi antropologici, scientifici, religiosi, come «Big Bang», «Apocalisse», e in questi giorni «Ecce Homo».
«Tutto e solo di braccia e badile» è uno spettacolo di Francesco Brugnetta, sponsorizzato dall’Associaziome irrigua Ovest Sesia di Vercelli, che Lucilla ha saputo interpretare con grande intensità, andando sui luoghi d’origine di quell’opera monumentale realizzata da 14 mila uomini solo con la forza fisica e il badile, appunto, in meno di tre anni. Quindi a Chivasso, dove il canale si stacca dal Po, poi a Torino, Vercelli, Roma. Ovunque applausi prolungati e riconoscimenti per una testimonianza originale e diversa portata in scena con trasporto e calore.
Lucilla è nata e si è formata a Firenze, dove ha frequentato la scuola e ha recitato con Vittorio Gassman e poi con Jeanne Moreau. Avrebbe potuto sicuramente scegliere altri lidi, ma ha preferito stabilirsi a Novara, che ama con entusiasmo. Già, qui sta il punto.
Il fatto è che «Tutto e solo di braccia e badile» è stato portato in scena ovunque, nei luoghi dove il canale Cavour attraversa e ha disegnato la storia. Mai a Novara. Perché? nessuno è profeta in patria? Troppo semplice sarebbe rispondere in questo senso. E allora perché un allestimento teatrale così bello e avvincente non è mai stato presentato nella città che pure in questi giorni ospita una mostra fotografica dedicata? Interrogativi che al momento rimangono senza risposta plausibile. Ma è un vero peccato perché Novara non perde solo una goccia d’acqua nel mare della conoscenza e della potenza trainati dal Canale Cavour. Si priva, e senza motivo, di una pagina della sua storia rappresentata con la forza di un’attrice che ama questa terra di risaia.
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