di Gianfranco Quaglia
Josep Ejarque, guru del turismo e del marketing, direttore generale di Explora (la destination management che si occuperà di commercializzare l’offerta turistica di Milano e Lombardia in vista di Expo 2015 e di fare rete anche con le imprese del Piemonte) è stato lapidario: «All’estero si ignora che l’Italia sia un Paese produttore di riso».
Gli addetti ai lavori sapevano che il riso made in Italy rappresenta lo 0,3 per cento del panorama mondiale, come dire una goccia nell’Oceano. Ma, forti del valore intrinseco e dell’eccellenza del prodotto made in Italy, non si aspettavano una dichiarazione di quel tipo, che può essere commentata soltanto con tre c: chiara, completa, concisa. Tutta colpa della mancanza di promozione finalizzata a incidere sui gusti e sull’immaginario collettivo di milioni di consumatori che invece guardano all’italian food pensando al vino, ai formaggi, al prosciutto come simboli delle produzione nazionale.
Forse ci sono rimasti male anche Rocco Casella e Maria Grazia Barbero di Vercelli, che con le Camere di Commercio vercellese, biellese e novarese, hanno dato vita al marchio «Terre di riso, d’acqua, di qualità», con logo esplicito e semplice. L’obiettivo va nella direzione indicata da Ejarque: promuovere il prodotto e il territorio dell’area più vocata della risicoltura in Piemonte. Beneficiari del progetto non solo gli agricoltori, anche i trasformatori (piccole e medi), in altre parole le riserie artigiane, le pilerie che agiscono sul territorio di identificazione. Insomma il Piemonte Nord-orientale, che va dalla Baraggia biellese alle Grange vercellesi e alla Bassa novarese. Dove si coltiva oltre il 50 per cento di quello 0,3 delle produzione nazionale italiana. Una nicchia il cui valore qualitativo è indiscutibile, ma la conoscenza è ancora appesa molto alla causalità o alla forza individuale di industrie e pochi produttori in grado di promuovere il loro prodotto sui mercati internazionali. Per i primi due anni nessuna quota di partecipazione, solo adesione volontaria. Non è una Dop, è un marchio territoriale di promozione. E chissà che sia anche una risposta allo schiaffo benefico di Ejarque
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