di Gianfranco Quaglia
E’ stata e lo sarà sempre l’ultima regina dei salotti, la contessa mondina che partì dalla risaia, consapevole che <la terra è bassa> e che per alzare la testa devi prima macinare chilometri nel fango, nella malma, assediata dalle zanzare, dalle bisce d’acqua e dai topi. Aveva 13 anni Marta Vacondio (poi diventerà Marzotto) quando per la prima scese nella risaia della Lomellina per il trapianto e la monda. Non c’erano molte alternative, lei figlia di un casellante e un’operaia arrivati a Mortara da Scandiano (Reggio Emilia), famiglia povera che si adattava. Adesso che se n’è andata, a 85 anni, celebrata dai media, tutti ricordano le origini umili della grande Marta, ragazza divorata dalla curiosità e dalla voglia di emergere sino all’ultimo respiro, così come era stata per tutta la lunga e straordinaria vita. Lei l’ascensore sociale lo aveva scalato dal piano terra sino a sfiorare il cielo, con una forza e una determinazione che non le avevano però mai fatto dimenticare la partenza. Nelle interviste che concedeva non dimenticava di ricordare da dove era venuta, la mondina che era stata, le notti a caccia di rane che poi andava a vendere al mercato dopo averne spezzato le gambe posteriori e spellate, come le aveva insegnato la mamma. Sognava di diventare un modella, riuscì a realizzare quel sogno, anzi andò oltre.
Quando si dice celebrità in risaia tutti pensano a Silvana Mangano che pochi anni dopo s’improvvisò mondina ma solo per esigenze sceniche in <Riso amaro>. Marta, invece, fece la mondina sul serio, prima di diventare contessa e regina dei salotti. Ci piace ricordarla così, una ragazzina esile china sulle pianticelle di riso, sotto il sole, con lo sguardo oltre l’orizzonte della Lomellina a inseguire un sogno.
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