Parole, soltanto parole. Per la precisione: promesse, solo promesse. Sono quelle che arrivano dalla Cambogia e non tranquillizzano risicoltori e industriali italiani sul fronte delle importazioni. Il Comitato di Gestione dell’Organizzazione comune dei mercati agricoli infatti nella riunione del 28 luglio ha reso noti i dettagli della visita organizzata in Cambogia nelle date dalla delegazione composta da funzionari della Direzione generale Agri e della Direzione Trade, dopo le numerose proteste e le insistenze della filiera italiana, Ente Risi in primo pianoi con il presidente Paolo Carrà, tese a bloccare la valanga di prodotto in arrivo dalla Cambogia a dazio zero.
La delegazione comunitaria ha incontrato i rappresentanti istituzionali di alto livello – il Ministro del Commercio in persona ha partecipato all’incontro – e i rappresentanti economici del riso. La Commissione, da parte sua, ha ribadito con maggiore incisività le richieste già effettuate in occasione della visita avvenuta 16 mesi fa, in cui in modo particolare si “raccomandava” una stabilità delle esportazioni nell’UE (che non si è mai verificata).
Le reazioni – come sottolinea una nota dell’Ente Nazionale Risi – sono state di tipo diverso a seconda degli interlocutori. Il Governo si è mostrato attento e disponibile a raccogliere le raccomandazione dell’UE, evidenziando che la volontà governativa è quella di cercare altri mercati di sbocco per la produzione cambogiana. In particolare, il progetto del Governo sarebbe quello di raddoppiare, per il prossimo anno, le vendite di riso verso la Cina, passando da 1,1 milioni di tonnellate a 2,2 milioni.
L’Associazione degli operatori economici cambogiani ha, invece, espresso perplessità nell’accogliere l’invito dell’UE perché, a fronte di una richiesta di riso da parte degli operatori comunitari, cercare altri mercati vorrebbe dire, ovviamente, rinunciare ad occasioni commerciali, lasciandole ad altri operatori; Myanmar in testa.
La delegazione UE ha raccomandato, inoltre, di concentrare le vendite in Europa verso il riso aromatico che, secondo la Commissione stessa, non entrerebbe in concorrenza con la produzione comunitaria.
< Da notare – aggiunge la nota Ente Risi – che pur essendo cresciuto da parte della Commissione l’interesse ad un problema che provoca da alcuni anni la riduzione della coltivazione di riso Indica in Europa non ha prodotto, come era facile prevedere, alcun risultato. Infatti, senza aver attivato gli strumenti giuridici a propria disposizione la delegazione in visita ha potuto solo raccogliere promesse che non sono però in grado di salvaguardare le attese degli operatori economici dei Paesi produttori dell’Unione Europea>.
Paolo Carrà: <Tutto sommato c’è da sottolineare che qualche piccolo passo è stato compiuto. Rispetto a un anno e mezzo fa, quando l’Ue rifiutava la tesi avanzata dall’Italia sui pericoli dell’import, ora la Commissione europea ha preso posizione. Certo i temi dell’Europa sono lenti, ma sono questi. Altri aspetti positivi: la Spagna si è allineata con l’Italia sul fronte delle pressioni; e la Cambogia sta migliorando il suo standard economico tanto che secondo gli analisti potrebbe sforare la soglia dell’area entro cui è inserita tra i Paesi Meno Avanzati. Il che farebbe cadere il beneficio dell’export a dazio zero>.
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