Un’altra manifestazione di protesta per il prezzo del grano. In Piemonte i produttori della Cia – Agricoltori Italiani del Piemonte e di Confagricoltura Piemonte hanno manifestato con un presidio in centro a Torino, in via Roma angolo piazza Castello, per denunciare una situazione ormai insostenibile e chiedere interventi urgenti.
Nella quarta settimana di luglio, facendo una media nazionale dei listini, il frumento duro ha fatto registrare una quotazione di 18,4 euro al quintale, pari al 43% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e il frumento tenero è stato quotato a 16 euro al quintale ovvero il 19% in meno rispetto alla fine di luglio 2015. Nei primi quattro mesi del 2016, inoltre, le importazioni di grano sono cresciute del 10% nonostante in Italia, nel 2016, si registri una produzione straordinaria di 9 milioni di tonnellate di grano, a fronte di una media annua di 7 milioni di tonnellate. L’Italia è il primo importatore di grano e il primo esportatore di pasta. Le importazioni sono aumentate soprattutto dall’Ucraina (grano tenero) e dal Canada (grano duro). Da evidenziare che le esportazioni del Canada verso l’Italia sono a dazio zero, mentre le nostre esportazioni in Canada sono soggette all’11% di tassazione.
Un quadro a tinte fosche che peggiora se i dati vengono rapportati agli ultimi dieci anni. Nel 2006 in Piemonte il grano tenero era quotato a 18,5 euro al quintale, per un valore complessivo della produzione che si aggirava sugli 87,81 milioni di euro. Quotazione che nel 2010 è scesa a 15,5 euro al quintale (valore complessivo 78,01 milioni) e nel 2016 si è ulteriormente ridotta a 14 euro al quintale, per un valore complessivo di 67,47 milioni di euro.
La caduta vertiginosa dei prezzi ha riguardato però soltanto il grano e non le farine, il pane e la pasta, che hanno mantenuto un andamento stabile originando un divario sempre più ampio tra la materia prima e i prodotti finiti: oggi infatti 100 chilogrammi di frumento valgono quanto 5 chili di pane.
Actis Perinetto, presidente regionale di Cia – Agricoltori Italiani: “Il prezzo del grano è arrivato a livelli insostenibili che non consentono più di remunerare i produttori a fronte di un prezzo delle farine che non è affatto diminuito, è evidente che qualcosa non quadra nella filiera. Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione del fatto che coloro che stanno all’origine della filiera non ricavano nulla, come accade anche in altri comparti agricoli>.
Gian Paolo Coscia, presidente di Confagricoltura Piemonte: “I problemi vengono da lontano. Le commodities sono state rinnegate dall’agricoltura italiana, come se questi prodotti non fossero alla base della produzione nazionale. Questo atteggiamento lo scontiamo oggi. Le misure annunciate dal ministro Martina al tavolo della filiera cerealicola, pur andando nella giusta direzione, rischiano di essere insufficienti e tardive, in particolare per il grano tenero, considerato il livello di sofferenza raggiunto nelle nostre campagne.
Giorgio Ferrero, assesore agricoltura Regione Piemonte: “Sono vicino agli agricoltori, colpiti da un mercato che fissa un prezzo del grano troppo basso per essere remunerativo. Purtroppo la Regione non può intervenire direttamente per alzare il prezzo. Quello che può fare, per cui ci impegneremo nelle prossime settimane, è cercare di valorizzare la filiera, mettendo in contatto i produttori di grano con i trasformatori, in modo da costruire iniziative in grado di valorizzare il grano piemontese e garantire la qualità ai consumatori. In questo senso ribadiamo il nostro sostegno a una legge sulla etichettatura obbligatoria, per cui è necessaria una immediata iniziativa europea”.
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