di Enrico Villa
Sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel 2012 le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano conclusero un accordo che, per il nostro Stato, ha forza di legge. In Italia per attuarlo sono stati messi a disposizione cinque anni: fino al 12 marzo 2017; cioè fino alla prossima primavera. In questo comodissimo lasso di tempo tutti quelli che nelle aziende si servavo di macchine semoventi dovranno ritornare a scuola, indipendentemente dalla formazione sulla meccanica agraria conseguita nella scuola media superiore (periti agrari) o all’Università (laurea in agraria). Sia lo Stato che le regioni non si accontentano più dell’istruzione scolastica, accurata per alcuni corsi di studio. Nell’ultimo quinquennio, nelle 58 pagine dell’accordo, dettagliatamente illustrato con lo schema delle macchine che in agricoltura si usano maggiormente, sono state prescritte ore di formazione e uso delle attrezzature. Ma nella parte centrale dell’accordo e nei dieci allegati non si fa cenno al reperimento degli istruttori che dovranno dare vita ai corsi.
E Confagricoltura, con una lunga nota al Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, mette il dito sul questa piaga burocratica. La formazione è un imperativo burocratico come di sovente accade per le nostre leggi, ma poi manca il personale sperimentato per assicurarne i contenuti. Ne discenderebbe una proroga per andare oltre il quinquennio e la data perentoria del 12 marzo 2017. In proposito, la comunicazione sociale sul lavoro ha inventato un logo che dovrebbe convincere: un cappello di paglia usato in campagna sul quale è appoggiato un cappello universitario, simbolo dell’alta formazione continua. Con la nota giornalistica intitolata Sicurezza nell’uso delle macchine il periodico L’agricoltore, diretto dall’agronomo Paolo Guttardi ed edito da Confagricoltura di Vercelli e Biella, ha ricordato: i più esposti agli infortuni sul lavoro, provocati in campagna dalle macchine agricole, sono gli operatori con più di 65 anni. Negli anni scorsi, il presidente Paolo Carrà cui adesso è succeduto Govanni Perinotti Confagricoltura di Vercelli e Biella aveva proposto convegni sulla prevenzione degli infortuni in campagna, d’accordo con le sedi Inail di Torino e di Vercelli. E, appunto, l’Inail con i suoi ultimi report nonché con le sue statistiche puntuali motiva l’incombere dei pericoli mortali, soprattutto dovuti ai trattori. Infatti, secondo gli ultimi rapporti dell’Inail, il 56% dei casi di infortunio in agricoltura avviene con i trattori, il 49% degli eventi infortunistici con conseguenze gravi in agricoltura coinvolge il trattore, lo stesso trattore è presente nel 51% degli eventi infortunistici in agricoltura con conseguenze mortali. Questa analisi, su dati Inail, fin dal luglio dello scorso anno, è stata effettuata da Corrado De Paolis. Non solo: sono 427 gli infortuni in agricoltura per quanto riguarda il 2014 (ultimo anno statisticamente considerato). Di questi, 189 mortali e 238 con esiti gravi. Inoltre, a parte le mietitrebbiatrici utilizzate nelle aree cerealicole, con incidenti dovuti per esempio a cinghie di trasmissione, il maggior numero di infortuni sul lavoro gravi è registrato dove è maggiore la diffusione di macchine agricole di base , come i trattori a ruote o a cingoli. E, così, evidenzia l’Inail: suddividendo gli infortuni mortali o gravi, su base regionale emergono l’Emilia Romagna con 25 morti e 30 feriti, la Lombardia con 17 morti e 35 feriti, l’Abruzzo con 15 morti e 29 feriti, la Campania con 15 morti e 13 feriti, il Lazio con 12 morti e 8 feriti. Quando i mass media riportano la notizia di un evento mortale, la tendenza diffusa è di attribuirlo alla sorte, in genere non incolpando altre cause ben individuabili. Invece, soprattutto nelle persone anziane e con troppa confidenza con il mezzo, l’incidente è conseguente a troppa disattenzione e assetto semplificato, fortunatamente meno presente nelle macchine moderne le cui case costruttrici rispettano molto le caratteristiche ergonomiche. Gli esperti sostengono che per queste cause, accentuate dalla crisi economica in agricoltura che impedisce gli investimenti, i mezzi con più di 25/30 anni dovrebbero essere radiati dal “parco macchine” e sostituiti da mezzi più moderni, ben dotati a protezione dei conducenti.
Come accennato, l’accordo Stato-regioni non tiene soltanto conto dei trattori, bensì di quasi tutte le macchine operatrici impiegate in azienda per cui dovrebbero essere formati gli utilizzatori: motoseghe, motocoltivatrici e motozappe, mietitrebbiatrici, rimorchi automatizzati, imballatrici di fieno e di paglia, piattaforme e gru di tutte le fogge, fino ai trattorini tosaerba. L’impiego, per il titolare di impresa o per i suoi dipendenti imporrebbe una formazione indifferenziata che oscilla da una a più ore. Altrimenti – questa è la sostanziale conclusione dell’Inail – l’esito potrebbe anche essere: mortale che ha coinvolto 71 persone con 66 anni e oltre; 71, 50/65 anni; 24, 35/49 anni,; 14, 18/34 anni; 3 ragazzi con meno di 17 anni; 19 donne. Due anni fa , senza tutte le precauzioni anche dovute alla formazione previsto dall’accordo del 2012, il bilancio è stato di 185 morti si 189 casi. Troppi per lavorare sereni nei campi!
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