Brasile, Norvegia, Russia, Stati Uniti, Thailandia. I «buyer» del vino sono arrivati da tutti i continenti per incontrare le novità dela produzione italiana al Vinitaly, con uno sguardo privilegiato al Piemonte, terra di Nebbioli. E a quell’angolo di Piemonte del Nord che produce vini di alta qualità, riuniti sotto il vitigno Nebbiolo. Così nello stand del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, incastonato nella più grande area della Regione Piemonte, c’è stato un afflusso ininterrotto di compratori di almeno una decina di Paesi del mondo, con idiomi diversi, ma tutti accomunati dal desiderio di scoprire nuovi gusti. Detto fatto, hanno trovato ciò che cercavano. Le numerose proposte delle terre del Nord hanno soddisfatto i gusti e le papille. Lorella Antoniolo, presidente del Consorzio, non ama parlare di numeri ma di qualità, scelte ed eccellenze: e a proposito di tutto ciò proprio il suo Gattinara è stato scelto dai ristoranti d’eccellenza della lontana Thailandia: «Il passaparola, le recensioni sulle riviste di settore, l’apprezzamento dei sommellier, hanno favorito l’incontro con il nostro vino. Così è nata l’esportazione nel Far East». Soddisfatta, come lo è Paolo Rovellotti, presidente della Camera di Commercio di Novara ma in questo caso produttore di Ghemme Docg, che tratta direttamente con i brasiliani. Oppure la famiglia Barbaglia di Cavallirio, che al Vinitaly ha presentato tra l’altro il suo spumante 60 giorni: al desk delle trattative ha incontrato numerosi rappresentanti di vino, persino dalla Norvegia, perché il Nebbiolo piace molto ai limiti estremi del Pianeta Terra, sino al Polo Nord.
E poi l’incontro tra il vino, la storia, la geologia: un misto che fa dei vigneti di Cantalupo di Ghemme (Alberto Arlunno) un <must> per intenditori che vogliono incrociare cultura, armonia, matrimonio tra passato e futuro, passando per gli antichi monaci cluniacensi, la corte del Re Sole e più su sino a Cavour per arrivare ai giorni nostri.
You must be logged in to post a comment Login