di Gianfranco Quaglia
Sono stati evocati persino il delitto Matteotti e la strage di Piazza Fontana come esempi limite per invocare la «legittima suspicione» e chiedere lo spostamento il processo in altra sede. Ma il collegio giudicante, presieduto dall’avvocato Celestino Corica, principe del foro di Novara (per la prima volta con la toga di magistrato dopo 50 anni di attività forense) non ha accoltol’eccezione: «Questo processo al signor Riso e alla signorina Pasta s’ha da fare qui, in quanto alimenti prodotti in tutto il mondo e quindi non sussitono conflitti». Questo il senso di un lungo dibattimento iniziato sul palcoscenico del teatro Civico di Verceli, trasformato in aula di giustizia da una bella idea dell’Associazione Donne & Riso, presieduta da Natalia Bobba, che in occasione dell’undicesima edizione del Premio ha voluto dare un tocco diverso all’inziativa, mettendo a confronto riso e pasta, la difesa di due cereali pilastri della dieta mediterranea. Il «processo», introdotto dalla sigla di antica memoria che ricorda la serie televisvia dedicata ad Alfred Hitchcock, è stato caratterizzato da momenti incalzanti, con un contraddittorio dai toni a volte aspri, pungenti, sarcastici. Il pm (l’avvocato Carla Zucco) ha provocato, rivolgendosi agli imputati rappresentati da due giovani dell’Anga (Associazione Giovani Agricoltori) nell’aula di giustizia con un travestimento esplicito (riso e pasta): «Questi delinquenti». Pronta e piccata la reazione dei difensori, Regis e Ferraris che punto su punto hanno cercato di smontare il capo d’imputazione, secondo cui «Il signor Riso e la signorina Pasta traevano in inganno gli ignari consumatori e traevano profitto…».
Con la regia di Roberto Magnaghi, direttore generale dell’Ente Nazionale Risi, il processo-spettacolo si è dipanato davanti a una sala gcremita, che ha rumoreggiato, applaudito, si è divertito. Una «pièce» in equilibrio tra il «divertissement» e i canoni processuali, al punto da confondere realtà con fantasia. Merito anche dei testi che la difesa ha chiamato a deporre: tutti calati nella parte, ma al tempo stesso pronti a cogliere l’occazione per promuovere i due proditti della Dieta Mediterranea. E così l’escussione dei testimoni è stata una piacevole carrellata sui benefici dei due alimenti, cominciando con Carla Latini, la «regina» della pasta artigianale di qualità; poi è toccato a Paolo Carrà, presidente Ente Risi, che ha ripercorso la storia del riso, l’«oro bianco», le sue proprietà, il valore culturale ed economico, smontando la tesi dell’accusa. Poi la parola è passata alla scienza, con Attilio Giacosa, gastroenterologo e Sergio Riso, medico nutrizionista e dietologo: diapositive, grafici, argomentazioni sui benefici. Ma l’arringa dei difensori si è spinta oltre, chiamando a deporre consulenti e periti, con Paolo Massobrio nelle vesti di consulente tecnico d’ufficio, e due chef (Giancarlo Cometto, docente di cucina all’Istituto alberghiero Pastore Varallo/Gattinara) e Paolo Talarico (Vercelli). Il placoscenico si è tradsformato in un ristorante, con due cucine mobili: in venti minuti i due professionisti hanno dato spettacolo ai fornelli cucinando riso e pasta. Dopo l’impiattamento, gli assaggi, con cenni di consenso e ammirazione anche da parte del pm, ormai ammorbidito nei toni aspri della sua requisitoria. Camera di consiglio e sentenza: il colegio giudicante (Corica-Rossi-Belcredi, cancelliere Tacca) assolve gli imputati, «racomandnado una maggiore pubbliciazzione del riso al pari della più pubblicizzata pasta». ma poco prima del verdetto il momento piàù significativo dell’edizione di Donne & Riso: la consegna del Premio, quest’anno a Mariangela Rondanelli, professore associato in scienze e tecniche e dietetiche applicate, coordinatore della scuola dispecializzazione in scienze dell’alimentazione all’Università di Pavia.
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