di Gianfranco Quaglia
Dialogo epistolare Roma-Torino. Dalla capitale, a firma di Antonello Falomi presidente dell’Associazione ex Parlamentari, arriva una convocazione per mercoledì 16 dicembre. All’ordine del giorno dell’assemblea l’esame del bilancio e la cerimonia di consegna della medaglia ai soci che compiono 90 anni. L’on. Renzo Franzo, classe 1914 (nella foto con la moglie) risponde dispiaciuto con una mail cortese: «Ho ricevuto la convocazione per il 16 dicembre. Mi spiace di non poter partecipare ma quel giorno compirò 101 anni e dovrò trattenermi a Torino ove sarò festeggiato da parenti e amici».
Lo ripete anche con una punta di rammarico il decano dei parlamentari italiani, mostrando la lettera e la mail di risposta. Il vercellese tutto d’un pezzo, trasferitosi a Torino con la moglie novantenne per essere accanto alla figlia, non è mai venuto meno agli appuntamenti. Ma stavolta proprio non può, anche se questi cento e uno anni gli rinnovano la carica, come nel 2014 quando tutta Vercelli e il mondo agricolo gli fecero festa per il traguardo del secolo.
Franzo, cinque legislature nella Dc (cominciò con Bonomi, Scalfaro, Andreotti), nato a Palestro (Pavia), pluripresidente: della Coldiretti a Vercelli, dell’ Ente Nazionale Risi dal ‘69 al ‘79, dell’Uma (Unione macchine agricole), una bandiera dell’agricoltura, paladino della risicoltura. Testimone e protagonista delle battaglie a difesa del riso Made in Italy, lo scorso anno era in Piazza Castello a Torino con i «berretti gialli» della Coldiretti per protestare contro l’invasione del riso asiatico. Un mito che non si arrende. Ha lasciato Vercelli e ora guarda il mondo dal quinto piano della sua bella casa nel centro di Torino, due passi da Largo Fusi, il profilo della Mole sulla sinistra.
Parlare di agricoltura con l’on. Franzo non è solo tuffarsi nel passato e rivivere i momenti più esaltanti della risicoltura italiana, con lui presidente dell’Ente Risi quando avviò la campagna di promozione in tutta Italia. Ma è anche prendere una boccata d’ossigeno e di coraggio da un uomo che vive l’attualità: «Ho scritto a Paolo Carrà e mi sono complimentato con lui per la sua azione a favore del settore e la sua rielezione a presidente dell’Ente, bravo vai avanti così gli ho detto. E mi sono soltanto dispiaciuto di non aver potuto partecipare a Expo, una grande opportunità per promuovere il nostro prodotto». E subito dopo aggiunge: «Tutto questo riso che entra in Europa dal Sudest asiatico, ma non è possibile! A Bruxelles, a Bruxelles, lì dobbiamo andare e farci sentire. E prenedere coscienza di una realtà: inutile chiedere la collaborazione degli altri Paesi partner, Spagna e Francia sono piccole entità del riso, non hanno peso o se ne fregano…Mettiamoci in testa che noi italiani siamo soli, la battaglia dobbiamo vincerla noi».
Rapido nei concetti e nell’agire, come quando era capitano dei bersaglieri (ogni anno rinnova il tesserino d’appartenenza all’associazione dei fanti piumati) ripercorre i passi più significativi della sua lunga, inarrestabile attività: «Durante la guerra sono stato salvato dall’inglese, sì proprio dalla conoscnza della lingua. Mi sono laureato in lingue e letteratura straniera, specializazione in inglese alla Cattolica di Padre Gemelli. Nel ‘36 andai a Oxford un anno per specializzarmi. Quando scoppiò il conflitto gli alti comandi non mi mandarono in Russia perché la mia conoscenza della lingua era utile in Italia. Posso dire che l’inglese mi ha salvato la vita».
La giornata di Renzo Franzo è scandita da un’agenda sempre fitta (incontri, dialoghi, scritti, riflessioni, risposte a lettere e mail). Alle pareti scaffali di libri, uno in particolare lo mostra con orgoglio: è una raccolta dei suoi numerosi interventi, catalogati dal consigliere per l’informazione del Quirinale, il valsesiano e amico Gianfranco Astori. E’ un dicembre di festeggiamenti questo per Renzo Franzo: prima il suo centounesimo compleanno; poi, il 27 dicembre, i 68 anni di matrimonio.
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