L’Italia è tra i Paesi al mondo che dipende maggiormente dalla cosiddetta «impronta idrica», cioè l’acqua che mangiamo. Non è un paradosso ma il «water footprint» è il riferimento che misura il cibo prodotto con la quantità d’acqua e in questo senso l’Italia importa sempre di più cibo e nella clasifica mondiale dell’acqua mangiata si colloca al terzo-quarto posto. Questi dati emergono da uno studio che Luca Ridolfi (Politecnico di Torino) ha presentato a Mondovì (Cuneo) nell’ambito del convegno «Gestione delle acque e tutela del territorio-Il ruolo dei consorzi irrigui piemontesi». Un confronto, moderato da Paolo Massobrio, per tracciare un quadro della situazione piemontese e della dipendenza agricola nei confronti dell’acqua. Ma soprattutto della necessità di avere a disposizione delle riserve d’acqua attraverso gliinvasi artificiali, per fronteggiare le fasi di emergenza.
Il focus del convegno era infatto rappresentato dall’invaso «Serra degli ulivi», un bacino sul quale converge la condivione di tutto il territorio. Ridolfi ha anche ipotizzato un futuro, per altro già in atto: arretramento dei ghiacciai,meno neve, anticipi di scongelamento dovuti al cambiamento del clima. Considerando che il 95% dell’acqua ci serve per prpdurre cibo, occorre pensare ad azioni di sostegno in questo senso. «L’acqua dolce – ha detto l’assessore regionale Giorgio Ferrero – sarà il tema centrale del nowtro futuro. Lo sarà in termini generali e di gestione, dai disastri causati dalla mancanza di regimentazione. Non si può dimenticare che il più grande magazzino di acqua dolce è il suolo, noi dobbiamo sviluppare un politica che vada a braccetto tra agricoltura e ambiente in una regione che ha impermeabilizzato con il cemento un’area pari a mezza provincia».
E’ il momento di agire perché da pochi giorni Bruxelles ha invitato gli Stti memebri a dotarsi dilinee guida per l’acqua destnati a usi irrigui, come ha ricordato Giuseppe Blasi, capo dipartimento del Ministero Politiche Agricole: «Entro fine novembre l’italia chiuderà il negoziato con l’Ue e lo stanziamnento di 300 milioni di euro pe le infrastrutture diventerà operativo, con la possibilità di finanziare invasi con una portata superiore a 250 mila metri cubi». Beneficiari saranno tutti i soggetti che gestiscono le acuqe, in primo piano i Consorzi d’irrigazione. Massimo Gargano, direttore Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazione): «Soltanto con l’acqua l’agricoltura potrà vincere la sfida della competizione».
Su sprechi e consumi Gargano ha ricordato l’azione dell’Anbi che con il sistema Irriframe ha fatto risparmiare sino a 500 milioni di metri cubi. L’assessore regionale Alberto Valmaggia: “Non è più possibile considerare alternativo e contrastante il tema agricolo rispetto a quello ambientale. Quindi, dobbiamo operare avendo un obiettivo comune”.
“Il nostro ruolo, oggi – hanno detto il presidente e il direttore Urbip, Vittorio Viora e Roberto Isola – è fondamentale e magari non tanto riconosciuto a livello di opinione pubblica perché non si limita più alla distribuzione delle acque per la coltivazione dei terreni, ma costituisce una vera e propria attività di tutela del territorio e dell’ambiente».
Concetti ripresi dal presidente dell’Associazione Acque Irrigue Cuneesi, Giorgio Bergesio: “I Consorzi sono strategici per la sistemazione del territorio». Non sappiamo chi ce la può dare, però abbiamo bisogno di una mano e dell’impegno di tutti”.
Il viceministro Andrea Olivero: “Dal convegno è emerso che l’invaso gode di tre elementi di forza che sono l’ampia condivisione del territorio, un interesse non solo agricolo ma anche potabile e il basso impatto ambientale. Dopo i necessari passaggi in corso, il mio impegno sarà di fare il possibile per trovare una parte delle risorse necessarie a costruirlo. E’ una scommessa da portare fino in fondo”. E sul tema generale dell’iniziativa: “Di qui in avanti dobbiamo lavorare pensando che l’agricoltura non disperde l’acqua, ma la prende in prestito e, poi, la restituisce al suolo”.
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