di Enrico Villa
Il riso della Sardegna, varietà Roma, campeggia negli scaffali dei supermercati Lidl a capitale tedesco, collocato lontano dagli altri risi europei e orientali, come il Basmati in offerta speciale, quindi a prezzi inferiori e fortemente concorrenziali. Stefano Marongiu, amministratore delegato della riseria Riso della Sardegna di Oristano, precisa: “Abbiamo avviato un accordo con la Lidl che sta proponendo nei suoi supermercati settimane dedicate alla alimentazioni di tutto il mondo”. E aggiunge: “Per noi, di piccole dimensioni rispetto alle multinazionali del settore il Riso della Sardegna, promette bene anche sul piano dell’esportazione”.
Conquistati dal Roma
Dietro alle confezioni del Riso della Sardegna, sulle quali graficamente sono riassunti tutti i prodotti della riseria di Oristano (Carnaroli, Originario, Roma, risi profumati e via elencando) si staglia un mondo conosciuto dagli operatori del comparto, ma sconosciuto dai consumatori sempre più appassionati per i buoni alimenti i quali sorreggano le filosofie vegetariane e vegane. Il riso Roma, superfino da risotti ( da interno, dicono gli specialisti) sembra il più adatto ad alimentare la ristorazione di una regione di grande turismo come la Sardegna. E difatti Stefano Marongiu sciorina alcuni dati per inquadrare il riso della Sardegna: “Consumo medio pro capite, dagli otto ai dieci chilogrammi. L’estensione complessiva della risaia sarda di poco più di 3.000 ettari in gran parte coltivati per la produzione di seme. Circa 400 ettari di raccolto destinato alla lavorazione che alla fine della stagione non rimangono più in magazzino. Gli agricoltori della Sardegna hanno un riferimento preciso per la risicoltura padana per quanto riguarda le quotazioni e il loro andamento. Nella riseria del Riso della Sardegna S.p.a entrano annualmente per la lavorazione circa 20.000 quintali di cereale”. Lo stesso riferimento della risicoltura padana vale per le risaie della Camargue (capoluogo Arles) dove le quotazioni locali sono influenzate da listino prezzi della “Borsa Risi” di Vercelli, di Novara e di Mortara.
Figlio di Balilla e Razza 77
Il Riso Roma, che attrae l’attenzione negli stores della Lidl e che è proposto dal marchio Riso della Sardegna, è dal 1931 figlio dell’incrocio Balilla e Razza 77 , secondo le schede delle varietà dell’Ente Nazionale Risi, attualmente retto dal commissario governativo Paolo Carrà. Da questi “genitori vegetali” è derivato un cereale a chicchi grandi e con buona cottura, adattissimo per i risotti, piatto italiano come in mille eventi è stato documentato all’Expo 2015 in corso a Milano/Rho. La collocazione commerciale e alimentare del Riso della Sardegna si è imposta negli anni Cinquanta, quando la coltivazione del riso nell’Oristanese e in parte del Cagliaritano è stata avviata da un agricoltore arrivato dal Bresciano. In parte è andata così negli anni Trenta, quando il governo Mussolini avviò con gli agricoltori veneti le bonifiche di Arborea, con paesaggio ancora rimasto simile alla Padania dell’Est e evidenziato dalla diga sul Tirso, oltre gli stagni di Cabra prezioso regno biologico cui, più recentemente, si è aggiunto un altro sbarramento. Stefano Marongiu commenta: “ Ad Arborea opera una grande cooperativa per la produzione di latte e di latticini il cui mercato corrisponde a quello della Sardegna. Io, per la mia famiglia e i miei figli acquisto confezioni di latte a trenta litri per volta”.
Gemellaggio galletto-Torre di Mariano
Trenta anni fa circa l’agronomo Antonio Falchi di Oristano e l’agricoltore-manager Antonio Dellarole di Trino Vercellese (frazione Robella) rilevarono come Oristano, per il suo clima marino, fosse adatto alla coltivazione del riso destinato a diventare seme nella pianura padana. E Falchi con Dellarole e la famiglia Roncarolo di Oldenico (Vercelli) sfruttando le caratteristiche ambientali e meteorologiche, avviarono il progetto di una grande cooperativa di produttori vercellesi e sardi principalmente di seme da riso. Nel 1978 nacque la Sa.Pi.Se. (Sardo piemontese sementi) sempre più leader di mercato, con sede operativa a Vercelli, adesso presidente Ottavio Mezza, direttore generale il genetista ricercatore Massimo Biloni, responsabile del centro di ricerca Sa.Pi.Se l’albanese Filip Haxhari che si era formato oltrecortina. Vicepresidente della Sardo-Piemontese è Elisabetta Falchi, figlia del co-fondatore e assessore della Regione sarda. Per sancire l’alleanza Vercelli-Oristano, il logo duplice della Cooperativa: il galletto di Sant’Andrea a Vercellli e la Torre di Mariano II che incombe sulla piazza principale di Oristano.
Negli stessi anni, per la precisione nel 1951, i Putzu di Oristano avviarono una riseria che, ben presto, offrì ai consumatori il Riso della Sardegna. “ Mio nonno – rammenta Stefano Marongiu – è stato il capostipite di tre generazioni che si stanno occupando di riso e della sua lavorazione”. Nel 1979, fu costituita la società Riso della Sardegna S.p.A.” “E attualmente – aggiunge l’amministratore delegato Stefano Marongiu- presidente della società è Gabriella Putzu, nata nel 1971”. Vercellese e Oristanese navigano da decenni di conserva con i giovani ai vertici, come Elisabetta Falchi e Gabriella Putzu, il maggior credito riconosciuto dalla tedesca Lidl e il seme vercellese e sardo che domina nel bacino del Mediterraneo.
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