di Gianfranco Quaglia
Non è il Prater di Vienna, è soltanto Piazza Martiri di Novara. Ma la ruota che gira davanti alla Sala contrattazione merci, più nota come Borsa Risi, con i suoi 28 metri d’altezza è fra le più grandi del mondo. Quasi un simbolo del cambiamento o una metafora dei tempi. A prescindere dai consensi o dalle perplessità sull’iniziativa, è una «ruota che gira», a testimonianza che a due passi dal punto in cui è stata installata pulsa il cuore dell’agricoltura novarese, con l’antico Palazzo Orelli che ospita uffici e buona parte delle organizzazioni agricole, compresa la sala merci. E che all’ombra della ruota panoramica il lunedì di ogni settimana s’intrecciano scambi, confronti e contratti tra industriali, mediatori e risicoltori. E’ il giorno del mercato, punto di riferimento e anima di una novaresità che lega la città al territorio. Un rito che non ha perso il suo fascino attrattivo, benché molte contrattazioni ormai siano stipulate via mail, su un tablet o un cellulare. Nel palmo della mano, meno callosa di quella dei padri, più abituata a sfiorare lo schermo che a impugnare la zappa. E’ una ruota che gira, appunto, in una delle sedi emblematiche della provincia risicola, nel difficile equilibrio di coniugare passato (con i piedi per terra) e futuro (sulle ali dell’entusiasmo e delle novità), dove non si stringe più la mano, ma al massimo si batte un cinque.
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