L’ultima assemblea annuale di Coldiretti alla Expo2015, una volta ancora ha messo il dito nella piaga dell’agroalimentare italiano, provocata dalle truffe mondiali che stanno progressivamente cancellando l’identità originaria dei nostri prodotti di base. Essi provengono dai nostri territori, trasferendo però senza riguardo e artatamente la loro fisionomia irripetibile in qualsiasi altra parte del globo. Durante l’assemblea Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, ha annotato riferendosi a una inchiesta fatta dalla sua organizzazione: lo stravolgimento progressivo della natura dei nostri prodotti originari che dimostrano una capacità disonesta della scienza del marketing, stanno facilitando sulla Terra altrettante truffe agroalimentari.
Formaggi: il dietrofront della Russia
Proprio all’Expo 2015 la Federazione Russa, anche appesantita dal blocco per le sanzioni sulle importazioni agroalimentari , ha proposto nel suo padiglione formaggi falsi che richiamavano falsamente nostri prodotti caseari. La Russia ha dovuto ritirare questi formaggi, evitando così un mini-crisi diplomatica anche dovuta alle norme introdotte dal nostro Governo per proteggere il nostro agroalimentare destinato all’esportazione. E Roberto Moncalvo ha anche citato cifre che fanno rabbrividire i nostri produttori: “le truffe agroalimentari ogni anno fanno perdere al nostro made in Italy 60 miliardi di euro, non permettendo la creazione di nuovi trecentomila nuovi posti di lavoro, In questo contesto –ha aggiunto Moncalvo– diamo atto del significativo piano per l’export annunciato dal Governo Italiano che prevede, per la prima volta, azioni di contrasto all’italian sounding a livello internazionale”.
Lunga vita con il Prosecco
Negli stessi giorni dell’assemblea annuale, i servizi statistici di Coldiretti hanno pubblicato altri dati, apparentemente in contraddizione con il grande programma contro l’italian sounding che ci danneggia: il forte riferimento dei consumatori internazionali per i nostri territori e le loro produzioni assai connotate. Un esempio fra i tanti, che provano come il ventaglio del marketing sia ampio e come i flussidi notizie non agroalimentari in ogni caso valorizzino il made in Italy portando, per riflesso condizionato, i consumatori a tenerne conto. Infatti, una stazione televisiva statunitense ha recentemente dedicato un servizio alla longevità della popolazione dell’area di produzione del Prosecco. Negli Stati Uniti il servizio della stazione televisiva, molto seguita, ha considerato il messaggio in altro modo, in termini più ampi. E, in termini di marketing,il risultato è stato: le importazioni di Prosecco negli USA, insidiate dai vini californiani che scimmiottano il Prosecco trevigiano e italiano, sono aumentate del 56% circa. I consumatori statunitensi sono andati ben oltre il vino bianco deducendo che esso era un antidoto all’invecchiamento nonché contro i radicali liberi. Pertanto, valeva la pena di acquistare più Prosecco made in Italy, proveniente dal Veneto. In buona parte, come del resto indicano le cifre richiamate da Coldiretti, lo stesso meccanismo psicologico, poggiante sulla fisionomia tutta italiana della regionalità made in Italy ha portato, sia pure con l’aiuto di Expo 2015, le importazioni di agroalimentare ad aumentare negli Usa del 19% e in Cina del 57%.”Complessivamente a livello globale commenta la documentazione di Coldiretti – le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno fatto registrare un aumento record del 7% per effetto della ripresa economica, del tasso di cambio più favorevole, ma certamente anche per l’impulso positivo dell’Esposizione universale”.
Non è mai troppo tardi
I cultori di Agriturismo nuova banca del turismo, petrolio del nostro Paese scoperto negli scorsi anni Sessanta, indicano fra gli aspetti positivi la territorialità spiccata dei prodotti agroalimentari, proprio perché territoriali con una forte fisionomia, sovente inconfondibile e da preservare e difendere in ogni modo. A sua volta la disciplina agrituristica, adesso di competenza quasi esclusiva delle amministrazioni regionali italiane, è richiamata dagli esperti per suoi molti risvolti economici, giuridici e di sociologia e psicologia. Nello scorso mese di febbraio, anche il Consiglio Regionale piemontese, ha riformato all’unanimità la nuova legge regionale sull’agriturismo, assegnando ancora maggiori compiti territoriali all’agriturismo che conferisce più qualificate e indiscutibili prerogative ai prodotti territoriali. Frequentando una delle oltre 1.060 aziende agrituristiche piemontesi, condotte da agricoltori professionali e non da manager di altra provenienza, si rafforzerà il ricordo dei prodotti territoriali, con un effetto Prosecco così utile negli Stati Uniti, ma anche in Germania e in altri partner forti europei. Ai fini del marketing, ancora maggiore dovrebbe essere il risultato con il concorso della genuinità delle oltre 20 mila aziende italiane agrituristiche sempre più scelte dai vacanzieri italiani che, vivido, si riportano in Italia il ricordo della territorialità francese , austriaca e tedesca che hanno per tempo saputo sfruttare questo stesso ricordo. In Italia siamo, forse, arrivati in ritardo con tre leggi quadro sull’agriturismo, ultima delle quali nel 2006 e con le leggi regionali iniziate nel Trentino e in Toscana. Tuttavia adesso, al di là dei dati statistici ma con il maggior gradimento dei consumatori, esiste la possibilità di recuperare il tempo perduto, anche applicando le infinite regole del marketing, non sempre tutte note dalle aziende.
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