Cambogia, Myanmar e ora Vietnam. Questa la successione temporale delle <aggressioni> legalizzate contro il riso europeo ein particolaremade in Italy. Le improtazioni dal Sudest asiatico rischiano di mettere in ginocchio la nostra risicoltura e finora vani si sono dimostrati gli interventi del Governo italiano e di tutta la filiera per chiedere la cosiddetta clausola di salvaguardia, cioè una barriera contro l’import a dazio zero o agevolato. L’Ente Nazionale Risi insorge: <Siamo allibiti – dice in una nota – nell’apprendere la notizia circa la volontà di accordare al Vietnam, da parte dell’Unione europea, un quantitativo di importazioni di 76 mila tonnellate di riso a dazio zero, quando mediamente il Vietnam ha esportato verso l’Unione stessa un quantitativo annuo base riso lavorato di sole 28.000 tonnellate nel 2014. Non si ha certo nulla contro il Vietnam, ma il mancato intervento della Commissione europea circa il grave problema delle importazioni di riso dai Paesi meno avanzati ci costringe a non poter accettare ulteriori concessioni, indipendentemente dal paese che ne beneficerebbe. È sufficiente considerare che nella campagna 2008/2009 un terzo delle importazioni UE di riso lavorato non è stato assoggettato al pagamento del dazio, mentre nella scorsa campagna ben due terzi delle importazioni UE di riso lavorato sono entrate senza pagare dazio. La concorrenza del riso di importazione, in particolare di quello lavorato, è ormai arrivata a un livello insostenibile per il comparto risicolo europeo. E’ il momento il dire basta».
Il commissario straordinario Paolo Carrà: «Abbiamo sollecitato il ministro Martina ad assumere una dura posizione contro la concessione durante il Consiglio dei Ministri agricoli del 13 luglio e ho altresì sollecitato, in accordo con le organizzazioni agricole, la convocazione di una riunione del COPA-COGECA affinché nei confronti della Commissione e del Parlamento europeo si assuma una linea garantista per il mantenimento della risicoltura comunitaria, ed italiana in particolare».
Nella recente riunione Martina ha chiesto interventi per i settori saccarifero, risicolo, lattiero e ortofrutticolo, mettendo in risalto soptrattutto la grave situazione che si è venuta a determinare per il riso.
Il problema dele importazioni edelle concessioni che l’Ue vorrebbe accordare al Vietnam è stato affrontato da Paolo Carrà anche a Oristano, dove ha incontrato la filiera risicola sarda: «Non è più possibile tollerare una situazione simile. Se l’Ue vuole che il riso sia trattato come lo zuccherolo dica chiaramente. Cecilia Malmstrom, commissario al commercio Ue, recentemente hadichiarato che il riso è un prodotto sensibile, ma poi vediamo che alle parole non seguono i fatti. Confidiamo nei prossimi passi: il viceministro Calenda dovrà incontrare il negoziatore europeo per i negoziati con il Vietnam. Gli effetti della concorrenza agevolata è lì da vedere, contenuta nelle cifre: la superficie italiana di riso tipo Indica, apprezzata dai consumatori del Nord Europa, è passata negli ultimi anni da 77 mila a 33 mila ettari. Più che dimezzata dal riso che arriva, appunto, da Cambogia, Myanmar. Con il Vietnam si darà il colpo di grazia».
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