di Gianfranco Quaglia
Papa Francesco a Torino, il Piemonte a Expo. Nei giorni della visita del Pontefice sotto la Mole i piemontesi si presentano ufficialmente al Padiglione Italia in una delle due settimane dedicate al territorio subalpino. Può sembrare un paradosso o una spiacevole coincidenza. In realtà i due eventi assumono un significato parallelo, con un filo conduttore in comune, rafforzato dall’enciclica «Laudato si’» che Francesco ha pronunciato proprio alla vigilia del suo viaggio in Piemonte. Le parole del Papa entrano senza preamboli nel grande dibattito della difesa della terra e dell’agricoltura sostenibile, tema centrale dell’esposizione universale a Rho Fiera: «La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia». Così ha detto in uno dei 246 paragrafi, e ha aggiunto: «Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo».
Il Piemonte ci prova, anzi per certe connotazioni ha cercato di essere antesignano. «Piemontexperience, il Piemonte come esperienza di vivere» è stato il concept scelto dalla Regione per raccontare la sua terra a Expo. Esempi ce ne sono: la filosofia di Slow Food è stata antesignana. Poi il gusto per l’esaltazione del tesoro ambientale, come i paesaggi di Langhe, Monferrato e Roero, cassaforte vivente dell’agroalimentare e del turismo, riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco. La stessa Ostensione della Sindone. Il programma del Piemonte a Expo è tutto improntato a evidenziare le eccellenze del territorio subalpino: il cioccolato, il riso, il vino, per citarne alcuni. Ma è anche il Piemonte della ricerca e dell’agricoltura innovativa che mirano a migliorare la sostenibilità ambientale. Insomma, la buona terra non è un’utopia, ma si può conservare o creare. Ecco perché le parole di Francesco sembrano correre e intrecciarsi tra Torino e Milano.
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