Aprile 1945: il Monte Rosa è sceso a Milano. E’ il titolo del famoso libro di Secchia-Moscatelli, il racconto di quel giorno che segnò la parola fine alla lotta partigiana nelle valli con la calata in massa dei protagonisti dalla Resistenza nelle città.
Aprile 2015: il riso sale sui tetti di Milano. Settant’anni dopo, la Milano e l’Italia guardano ancora al futuro e sono di nuovo pronte a ripartire. Questa volta il punto d’inizio non si chiama Liberazione, ma Expo. Che coinvolge il mondo, le fantasie, le peculiartà del Made in Italy agroalimentare incastonate come gioielli nello slogan dell’esposizione universale «Nutrire il pianeta energia per la vita«:
Il riso, uno dei cereali più consumati al mondo, sarà mattatore. E proprio l’antica «Oryza Sativa» diventa tema di confronto e declinazioni fantasiose, tali da stimolare e attrarre turisti in arrivo. Il riso che sale sul tetto è la nuova frontiera di un progetto che si sviluppa in via Tortona a Milano, sul tetto del Superstudio Più, dove Novacivitas ha realizzato «Coltivare la città», un campo agricolo di 750 metri quadrati. Ua suggestione-provocazione svilupòpata attorno al segno del cosiddetto Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, l’architetto biellese arefice dell’arte povera, che punta sulla rivalutazione delle periferie urbane. Ne è scaturita una vera risaia con sette varietà di riso, un orto e un modelo di casa realizzata in legno e paglia di riso, simbolo della svolta culturale che reintregra l’architettura al ciclo della natura e sostiene la qualità dell’ambiente, riducendo i consumi erimettendo in circiolo gli scarti agricoli inutilizzati.
La risaia sul tetto, progetto finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, s’inserisce in un percorso parallelo e collaterale a Expo, che ha come obiettivo principale l’attrazione dei turisti attrverso visite guidate. Protagonisti di questo evento permanente (sarà oggetto di visite guidate durante tutto il periodo di Expo) l’architetto Tiziana Monterisi di Biella, nome profetico, ideatrice del progetto; Alice Cerutti, giovane imprenditrice vercellese con un passato di marketing alla Ferrero, presidente della «Strada del riso vercellese di qualita» (organismo che riunisce oltre cento soggetti tra aziende risicole, ristoranti, comuni, musei); Gabriele Varalda, responsabile del settore agricoltura della Provincia di Vercelli. Erano tutti sul tetto, insieme con l’architetto Pistoletto, il presidente della Provincia vercellese, Carlo Riva Vercellotti. Il sogno di Tiziana, Alice, Gabriele, e gli altri, è diventato una realtà: su quel tetto non c’è una gatta che scotta (come recita il titolo del dramma teatrale di Tennessee Williams) ma il sole che riscalda le camere della risaia, riprodotta in scala minore, clonata nei particolari, con l’acqua che scorre, il sistema d’irrigazione per induzione, gli impianti che regolano il deflusso, la terra portata dal Vercellese. Tutto rigorosamente rispettato e autentico: tutt’attorno i tetti degli altri palazzi, i profili dei grattacieli, lo skyline di una Milano in fermento. I visitatori potranno vedere qui il progredire del miracolo della risaia: la semina, le pianticelle che crescono, poi la maturazione e la raccolta.
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