di Gianfranco Quaglia
Grandi manovre attorno all’Ente Nazionale Risi, il maggior organismo di tutela e riferimento della risicoltura italiana. In gioco la poltrona della presidenza. La scadenza naturale, dopo quattro anni di conduzione a firma Paolo Carrà, era calendarizzata per il 6 febbraio. Il ministro delle Politiche Agricole, come ormai è prassi consolidata, ha concesso una proroga di 45 giorni, il tempo necessario per nominare un nuovo presidente, su indicazioni delle principali organizzazioni agricole, oppure riconfermare quello uscente. Altra ipotesi: ricorrere a un commissario ordinario o straordinario (che potrebbe anche essere lo stesso Carrà, un politico o un tecnico) in attesa di definire tutto l’assetto e rinnovare anche il consiglio d’amministrazione. Questa soluzione non è né scontata né improbabile: in passato era già avvenuta con un altro presidente, Piero Garrione, anch’egli vercellese e sempre espressione di Confagricoltura, il quale aveva assunto per un periodo di tempo la carica di commissario.
La corsa a reggere il timone dell’Ente Risi, controllato dal ministero, è sempre stata contrassegnata da trattative serrate, accordi, sgambetti, nomine già firmate e cancellate, il tutto in un’ottica di equilibrio che tenga conto delle diverse anime all’interno di un organismo incardinato sul mondo produttivo e su quello dell’industria trasformatrice. Per questo la scelta è delicata, può scardinare un meccanismo considerato garante dal 1931, anno di fondazione. E a proposito di garanzie non può essere sottovalutato, proprio in una fase come questa, l’intervento dell’Authority per la concorrenza e il mercato, che ha messo sotto accusa il sistema della commercializzazione: meno borse risi, ma una sola borsa telematica coerente con le esigenze attuali, chiamando in causa anche la corresponsabilità dell’Ente Risi nella formazione prezzi. Una stoccata che non è piaciuta ai vertici, i quali ricordano che l’Ente ultraottantenne svolge un ruolo soltanto tecnico, di supporto alle Camere di Commercio.
Insomma, la nomina di un nuovo presidente e il rinnovo del Cda non sono soltanto atti burocratici. E neppure conquiste di posizioni di potere. In gioco c’è anche il futuro del riso Made in Italy, in un momento di grandi scadenze: la nuova Pac, la vigilia di Expo dove Ente Risi sarà presente nel Padiglione Italia con un programma già definito, la clausola di salvaguardia non ancora approvata dall’Ue contro la concorrenza straniera. Ancora: la nuova legge sul commercio interno del riso, in dirittura d’arrivo dopo l’accordo di filiera. Ce n’è abbastanza perché Martina metta un freno alla corsa e agli appetiti, per evitare che qualcuno faccia indigestione.
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