di Gianfranco Quaglia
In rue St. Michel, la via dello shopping di Mentone, percorsa da francesi e italiani che scelgono la Costa Azzurra per svernare, un apicoltore con camiciotto e maschera protettivi è alle prese con un’arnia. I passanti ne sono attratti, lo fotografano, si avvicinano: l’apicoltore altro non è che un manichino, abilmente attrezzato e vestito da Famille Mary, catena distributiva che in Francia sa vendere il miele nei posti giusti. Il manichino-apicoltore di Mentone, come a Nizza e a Parigi (24 sono i punti vendita) à il richiamo-invito della boutique del miele che alle sue spalle si affaccia sulla via: all’interno ogni sorta di proposte, dai bonbons sino ai distributori di miele alla spina, per l’acquisto di prodotto made in France su misura e a volontà.
I transalpini, un’altra volta, ci lanciano un messaggio: fare, saper fare, far sapere. La boutique del miele, replicata in Italia, sarebbe un volano per riscattare il nostro prodotto, di altissima qualità, ma frenato da crisi e concorrenza. Il 2014 è stato annus horribilis per il settore. La produzione Made in Italy del miele di acacia, castagno, agrumi, millefiori, ha subito un crollo del 50% a causa del maltempo, le importazioni sono aumentate del 17%, soprattutto da Ungheria, Cina, Romania, Argentina, Spagna: in molti di questi paesi sono consentite coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline. Nel nostro Paese due barattoli su tre venduti nei negozi e nei supermercati contengono miele straniero. Non basta: è in arrivo un altro flagello, un insetto killer, il coleottero Aethina tumida, che divora miele, polline e la covata.
Per tutti questi motivi è stato dichiarato lo stato d’emergenza, con un piano nazionale che dovrebbe rilanciare il comparto. S’incomincia con l’anagrafe apistica, dando possibilità agli apicoltori di registrarsi sul portale del sistema informativo. Un passo importante per garantire trasparenza e tracciabilità. Ma non è sufficiente: sarebbe necessario andare oltre, dare dignità a un prodotto eccellente, organizzarsi in reti di commercializzazione. I francesi insegnano: se Parigi vale bene una messa, il nettare degli dei vale almeno una boutique.
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