Una risaia extralarge, che si è presa la rivincita su due anni di “magra” dovuta ala siccità. Nel 2024 l’acqua non è mancata e la superficie è passata da 210 mila a 226 mila ettari (quasi 8 per cento in più). Di conseguenza una produzione superiore, forse anche di buona qualità. Ma sullo sfondo i problemi sono rimasti. La presidente di Ente Nazionale Risi, Natalia Bobba, li ha sottolineati nel convegno che si è svolto alla cascina Motta di San Pietro Mosezzo (NO), a conclusione della tradizionale visita ai campi sperimentali di riso. A cominciare dalla “guerra” commerciale in atto tra India e Pakistan che coinvolge direttamente Bruxelles e rischia di abbattersi sulla risicoltura italiana. E’ la disputa sulla varietà Basmati, coltivata nel Sudest asiatico e esportata in Europa: 100 mila tonnellate arrivano dall’India, 200 mila dal Pakistan. Quest’ultimo Paese ha richiesto all’UE il riconoscimento IGP (Indicazione geografica protetta), ma richiesta analoga era stata presentata nel 2020 dall’India. Islamabad contro Nuova Delhi, ciascuno nel tentativo di accaparrarsi un ricco mercato di esportazione. Ma quali sarebbero le conseguenze pe il nostro riso Made in Italy? Il prodotto indiano o pakistano potrebbe soppiantare la varietà tipo Indica coltivato nell’area comunitaria e finalizzato a insalate e contorni, esattamente come il Basmati, particolarmente apprezzato dalle nuove generazioni. Il risvolto negativo sarebbe che i risicoltori italiani abbandonerebbero l’Indica orientandosi sullo japonica, la varietà tradizionale coltivata in Italia. Tutto ciò porterebbe a un eccesso di produzione e a un inevitabile abbassamento del prezzo.
L’altro problema è sempre di natura geopolitica: la richiesta della clausola di salvaguardia automatica, lo scudo che già era stato ottenuto (ma ora scaduto) in grado di contrastare l’arrivo incondizionato dal Sudest asiatico a dazi agevolati o nulli. L’Italia sta conducendo una battaglia insieme con altri paesi produttori (Spagna, Grecia, Portogallo, Francia). Infine: il deflusso ecologico che riguarda la dotazione di acqua di un fiume o torrente in situazioni di criticità idrica. Ente Risi ha ottenuto dalla Regione la derivazione del 50% contro il 40% precedente. “Ma stiamo spingendo per andare oltre questa soglia – dice Bobba – vogliamo arrivare almeno al 70% a seconda della situazioni”.
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