“No al riso Basmati Igp per il Pakistan”

“No al riso Basmati Igp per il Pakistan”

Coldiretti e Filiera Italia, in rappresentanza della filiera risicola italiana, hanno inviato una lettera al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida per esprimere profonda contrarietà al riconoscimento dell’IGP Basmati proposto dal Pakistan. La richiesta, che segue quella presentata precedentemente dall’India nel 2020 e ora in fase di stallo, solleva diverse criticità di natura tecnica. Coldiretti e Filiera Italia evidenziano come l’adozione di tale riconoscimento potrebbe generare l’esenzione dai dazi del riso lavorato basmati IGP importato, con conseguenti ripercussioni sul mercato italiano e gravi conseguenze per la filiera risicola nazionale.

“Questa scelta potrebbe portare ad un crollo della valorizzazione del riso di tipo Indica europeo e all’abbandono della coltivazione del lungo B, con un aumento della produzione di riso Japonica (Tondo, Medio e Lungo A) e conseguente crollo delle quotazioni anche per questo gruppo varietale. Inoltre, non sarebbe garantito il principio di reciprocità in termini di sostenibilità sociale ed ambientale nel processo di produzione del riso in Pakistan”, afferma Roberto Guerrini, membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore risicolo.

“La filiera risicola italiana – evidenziano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Pibasmati igpemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale – non può accettare i rischi che deriverebbero da tale riconoscimento. Oltretutto, in Pakistan, così come in India, sono utilizzati fitofarmaci da anni vietati in UE come, ad esempio, il triciclazolo. Occorre, quindi, presentare richiesta di opposizione alla domanda di riconoscimento e promuovere tale opposizione anche tra gli altri Stati dell’UE”.

Un altro aspetto è rappresentato dallo sfruttamento dei minori legato alla produzione del riso. Come rilevano i dati di UNICEF, infatti, sono complessivamente 77 milioni i minori, di età compresa tra i 7 e i 14 anni, che lavorano nell’Asia meridionale dei quali l’88% in Pakistan, il 40% in India e il 10% nello Sri Lanka. Mentre, dal punto di vista ambientale, in Pakistan, così come India, sono utilizzati fitofarmaci da anni vietati in UE come, ad esempio, il triciclazolo.

“La filiera risicola italiana non può accettare i rischi che deriverebbero da tale riconoscimento – commentano il presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori – Chiediamo al ministro Lollobrigida, nell’interesse della filiera risicola nazionale, di presentare richiesta di opposizione alla domanda di riconoscimento e di promuovere tale opposizione anche tra gli altri Stati dell’UE. Inoltre – proseguono – insistiamo sulla richiesta di istituire un tavolo permanente sul riso, importante per difendere i produttori italiani dall’invasione di prodotto asiatico, spesso coltivato sfruttando il lavoro minorile e usando pesticidi vietati in Europa, che beneficia delle agevolazioni a dazio zero”.

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