Nella terra degli oltre mille campanili (intesi comuni che rivendicano ciascuno tradizioni e specificità irrinunciabili) qualche volta l’idea di potarne qualcuno e mettere tutti a sistema può rappresentare un atto di coraggio. E trasformarsi in vantaggio. Siamo in Piemonte, dove il “particulare” gode di una venerazione atavica difficile da sradicare. Ma in tema di potature stagionali e non, il mondo del vino ha lanciato un messaggio preciso, dal Sud al Nord della regione subalpina. Quindici enoteche, sei strade del vino e del gusto, sette ambiti territoriali assieme a Piemonte Land of wine, che rappresenta i 14 consorzi di tutela del settore enologico, le associazioni di produttori dell’agroalimentare, le botteghe del vino, le cantine comunali, hanno creato un sistema di promozione: dalle Langhe e Roero all’Alto Piemonte e Monferrato, al Torinese, alle Terre Derthona e Colli tortonesi, Doglianese e Alta Langa, per valorizzare le eccellenze con un unico brand. Una bandiera che non fa distinzione, supera anacronistiche rivalità per fare squadra, rinunciando a combattere guerre intestine o presentarsi al mondo uno contro l’altro. Strategia che non porterebbe da nessuna parte, ma che si ritorcerebbe.
La metafora dei campanili potati, prima ancora delle vigne, è una piccola ma significativa rivoluzione messa a punto con il patrocinio della Regione Piemonte. Un modello unico in Italia che assembla enoteche, strade del vino e del gusto. In poche parole: il sistema dell’agroalimentare riunito con un unico vessillo, da promuovere e vendere nel resto d’Italia e soprattutto all’estero. Perché se piccolo è bello, insieme è meglio.
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