di Peppino Sarasso *
Su Agromagazine abbiamo letto di un convegno di due giorni svoltosi a Torino agli inizi di marzo, alla presenza di esperti israeliani sull’irrigazione. Questi hanno riportato che in Israele la dissalazione dell’acqua di mare viene usata per disporre di acqua sufficiente per l’agricoltura. Attualmente dissalano 500 milioni di mc (metri cubi) l’anno, che diventeranno 900 milioni nel 2050.Se volessimo imitare la loro tecnica per salvare la risicoltura italiana, il luogo dove dissalare l’acqua marina che sarebbe più vicino alla zona che produce il 90% del riso italiano è la Liguria, distante circa 130 km dalle risaie. L’acqua dovrebbe inoltre essere elevata a circa 200 metri di quota, dopo aver superato i 900 metri dell’Appennino.
Il metodo più economico per dissalare l’acqua di mare è spingerla attraverso una membrana semipermeabile alla pressione di 800 bar, il che significa utilizzare l’energia che serve a sollevarla ad 8mila metri di altezza. Una volta inviata a destinazione, dovrebbe essere distribuita nelle risaie tramite un sistema di subirrigazione, sperimentato dalla Regione Lombardia tre anni fa, che da solo richiede per il pompaggio una energia pari a tutta quella che serve per coltivare ed essiccare il risone. Sommando i costi di impianto, da rinnovare ogni 20 anni, il costo di produzione del risone si raddoppia. A questo si devono aggiungere i costi della dissalazione e trasporto dell’acqua dalla Liguria, non certo trascurabili.
In condizioni idriche normali i consorzi irrigui derivano dai corsi d’acqua 230 mc/secondo, dei quali 110 trasportati dal canale Cavour. Il fabbisogno idrico per la risicoltura, per una stagione irrigua di circa 130 giorni l’anno ammonta a 2,5 miliardi di metri cubi, una quantità non paragonabile a quanto produrrà Israele nel 2050.
I circa 15.000 km di canali a servizio della risicoltura distribuiscono l’acqua producendo energia, invece di consumarla, e mantengono l’equilibrio idrologico e la vivibilità del territorio, a vantaggio di tutta la popolazione, allontanando l’acqua in eccesso dal territorio. Nella storia della risicoltura sono state molto più numerose le alluvioni delle siccità; l’incremento della temperatura accelera l’evaporazione degli oceani, per cui aumentano le precipitazioni. Nessuno sa prevedere però se la piovosità della nostra area aumenterà o diminuirà, mentre si sta verificando la maggiore intensità delle precipitazioni, per le quali l’unico rimedio è quello di aumentare gli invasi, utili sia per limitare le alluvioni, sia per fare scorte atte a mitigare le siccità. A meno di ottenere fonti di energia a bassissimo prezzo, il futuro richiederà invasi piuttosto che dissalatori.
* Peppino Sarasso, agronomo, membro dell’Accademia dei Georgofili, Pannocchia d’Oro
You must be logged in to post a comment Login