di Gianfranco Quaglia
L’ultima nata in casa Scotti è Pasta Venere, figlia diretta del riso Venere che si coltiva nelle pianure vercellesi, novaresi e sarde. Dario Scotti, al vertice del colosso pavese della trasformazione made in Italy, punta anche su questa innovazione per superare i momenti difficili che sta attraversando tutta la filiera. Sullo sfondo una siccità che sin qui promette di replicare i terribili dodici mesi lasciati alle spalle. Ma Scotti è convinto che il “climate change” si può superare con l’unione delle forze in campo, che in questo caso si chiamano agricoltura e industria: “Il cambiamento può diventare stimolo e spingerci a nuovi progetti”. Parole che riecheggiano nella bomboniera del teatro Fraschini di Pavia, dove si è svolto il convegno “Lombardia, filiere protagoniste mell’agroalimentare”.
La “case history” del riso Venere è rappresentativa di una sinergia che unisce due settori volti a creare un “brand di filiera”. Coltivato esclusivamente nelle terre risicole di Vercelli, Novara e nella Valle del Tirso in Sardegna, il Venere a pericarpo nero, ricco di selenio e antociani, è al centro di un progetto di valorizzazione in Italia e all’estero. La Sa.Pi.Se. (Sardo piemontese sementi) ha creato e brevettato questa varietà nel 1997. Conosciuto e apprezzato dai consumatori, dall’accordo potrebbe trarre vantaggi sui mercati stranieri. Scotti: “Gli agricoltori e i ricercatori del Venere sono riusciti a creare un brand senza fare pubblicità. Noi oggi siamo onorati di gestirlo. La filiera del mondo del riso si erasempre espresa poco, ma negli ultimi anni. Il problema della siccità sta imprimendo un’accelerazione per unire industria e agricoltura”.
La presidente di “Sa.Pi.Se.”Elisbetta Falchi, al convegno insieme con il vicepresidente Claudio Cirio: “L’agricoltura è stata il primo mondo produttivo a percepire i cambiamenti climatici, quindi abbiamo dovuto reagire. Quanto al Venere abbiamo immediatamente tracciato una filiera per salvarlo delle imitazioni. In Sardegna il climate change è stato vissuto molto prima che nel Nord Italia. Ci siamo impegnati da subito, puntando sull’agricoltura di precisione per rendere più sostenibili le nostre aziende. Non l’avessimo fatto, non avremmo potuto proporre alla Scotti un prodotto di eccellenza”.
Carlo Minoia, direttore generale di “Sa.Pi.Se.”: “Vogliamo dare certezze al consumatore, con un prodotto sempre più salubre, controllato. Le nuove tecnologie ci permettono di ridurre gli sprechi nell’uso degli antiparassitari. il cambio generazionale sta accelerando in questo senso, malgrado l’aumento dei costi per gli imprenditori. Ora siamo molto preoccupati per la situazione climatica, ma invitiamo gli agricoltori a non lasciarci prendere dal panico. No al terrorismo, invece lavoriamo per trovare varietà in grado di sopperire a queste difficoltà. Il progetto Riso Venere, è un esempio di come si possa ottenere un prodotto tracciato attraverso un protocollo di coltivazione. Il sistema “blockchain” rappresenta una garanzia per il consumatore. Noi ci abbiamo messo le nostre competenze, il resto lo deleghiamo agli altri”.
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