La filiera risicola italiana punta tutto sui prossimi sei mesi, durante le presidenza svedese di turno del Consiglio dell’Unione Europea, per il riconoscimento automatico della clausola di salvaguardia a sbarramento delle importazioni dal Sudest asiatico e in difesa delle nostre produzioni. Giuseppe Ferraris, confermato alla presidenza del gruppo riso di Copa-Cogeca (l’organismo che esprime la voce degli agricoltori europei e delle agri-cooperative), è ottimista e sostiene che esistono margini per ottenere il traguardo. Martedì 20 al Coreper (il comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri dell’UE) sarà presentato e discusso per l’approvazione il testo (già approvato) dagli Stati membri a livello tecnico. Un passaggio obbligato prima dell’esame definito che avverà nei prossimi sei mesi da parte del “trilogo” (Commissione, Consiglio e Parlamento europeo).
I contenuti del testo si riferiscono al problema delle importazioni che danneggiano alcuni settori specifici, come il riso. In particolare, nel capitolo sulle “salvaguardie generali”, il testo riguarda la necessità di prendere in considerazione l’intero settore, compresi i produttori a monte e a valle: quindi gli agricoltori saranno inclusi. Nella stesura del documento è stato adottato quasi integralmente il testo suggerito da Copa-Cogeca, manca solo il riferimento alla durata dell’introduzione delle misure di salvaguardia (scadute a gennaio 2022, dopo un periodo di due anni durante i quali era stata reintrodotta l’applicazione dei dazi per Cambogia e Myanmar
Punti salienti del documento: se le importazioni di un determinato prodotto nell’ambito di uno dei regimi preferenziali causano o minacciano di causare gravi difficoltà ai produttori dell’Unione interessati, dovrebbe essere possibile reintrodurre in tutto o in parte i normali dazi della tariffa doganale comune su tale prodotto. Nel valutare l’esistenza di gravi difficoltà per i produttori dell’Unione interessati, può essere rilevante anche l’impatto delle importazioni sul settore nel suo complesso, compresa la produzione di prodotti a monte o a valle; ciò può essere particolarmente rilevante nel settore agricolo o quando è coinvolto un gran numero di piccole e medie imprese. Le misure di salvaguardia generali previste da questo regolamento non si discostano dai normali dazi della tariffa doganale comune. Al contrario, esse ripristinano temporaneamente l’applicazione delle tariffe doganali comuni nelle relazioni commerciali con un determinato Paese, rimuovendo i benefici speciali concessi unilateralmente dall’Unione. Si legge ancora nel testo: “È opportuno che un’inchiesta di salvaguardia possa essere avviata sulla base di una richiesta di uno Stato membro, di una persona giuridica o di un’associazione priva di personalità giuridica che agisca per conto dei produttori dell’Unione o su iniziativa della Commissione…Pertanto, data la natura specifica del settore agricolo, è necessario istituire un meccanismo di sorveglianza speciale e misure di salvaguardia per preservare nel miglior modo possibile il funzionamento del mercato dell’Unione in questo settore. Il meccanismo di sorveglianza speciale potrebbe essere avviato sulla base di una richiesta di uno Stato membro o su iniziativa della Commissione. I risultati del meccanismo di sorveglianza speciale di cui all’articolo 32 possono portare a un’eventuale sospensione delle preferenze tariffarie nel settore agricolo. Poiché il settore agricolo può essere particolarmente vulnerabile alle perturbazioni dei mercati dell’Unione, è necessario prendere provvedimenti immediati”.
ll Segretariato, dopo aver consultato il Gruppo di lavoro, cercherà di organizzare un incontro con la Presidenza svedese all’inizio di gennaio per condividere le opinioni finali e cercare di raggiungere il miglior risultato possibile.
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