orizzonti foschi per il riso made in Italy. Non solo la siccità, che ha causato danni ingenti (quasi trentamila ettari persi). Ora anche il rischio che la clausola di salvaguardia( lo “scudo” faticosamente ottenuto, poi scaduto all’inizio del 2022, per contrastare l’import di cereale a dazio ridotto o senza dazio dai Paesi del Sudest asiatico) possa non essere più rinnovato.
l’Ente Nazionale Risi ha riunito i rappresentanti agricoli e industriali della filiera risicola italiana per aggiornarli che, nonostante l’impegno dei ministeri dell’Agricoltura edegli Esteri con il supporto tecnico dell’Ente stesso nel trovare una soluzione per tutelare il settore, c’è il rischio che non si possa arrivare ad una posizione comune tra gli Stati Membri dell’UE. Al centro del dibattito la revisione del regolamento relativo al Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) per introdurre un meccanismo di salvaguardia automatica per il riso proveniente dai Paesi Meno Avanzati.
In una nota diffusa dall’Ente Nazionale Risi, presieduto da Paolo Carrà (foto) si sottolinea che “l’incapacità del Consiglio di trovare un compromesso praticabile per la filiera del riso potrebbe portare al fallimento della riforma e ciò darebbe adito alla Commissione di prorogare il sistema SPG attuale fino al 2024 ad elezioni europee avvenute, non intendendo la stessa Commissione procedere ad alcuna revisione della normativa attuale. Una proroga non è la soluzione del problema e non può fornire una semplice soluzione tecnica all’attuale stallo politico, soprattutto considerando che il Parlamento europeo ha accolto le istanze della filiera risicola dell’Ue introducendo all’interno del regolamento un meccanismo di salvaguardia automatico”.
Tutti i rappresentanti della filiera risicola italiana hanno convenuto di continuare a lavorare per ottenere una modifica della regolamentazione attuale prevedendo un meccanismo di salvaguardia automatico per il riso importato dai PMA o in sub-ordine un meccanismo di sorveglianza automatico da attuarsi quando si verificano specifiche condizioni che potranno essere oggetto di compromesso con alcune delegazioni degli Stati Membri (in modo in particolare dei paesi produttori). In ogni caso – sottolineano – rigettano fino all’ultimo la possibilità di una proroga della regolamentazione vigente. Occorre scongiurare una revisione della regolamentazione comunitaria che non contempli una effettiva tutela della filiera risicola dell’Unione europea.
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