Tutti in campo contro la pyricularia grisea, meglio nota con il nome di brusone. Il patongeno è un flagello che, quando colpisce duro, riduce la produzione sino a un 30 per cento. Nel 2014, a causa delle condizioni climatiche instabili, si è sviluppato un po’ ovunque, in particolare nel Pavese. Il «Progetto di lotta al brusone» messo a punto dal Fan (Fondazione agraria novarese), ora presieduta da Giulia Baldrighi, in collaborazione con le Province di Vercelli e Novara, l’Università di Pavia, sostenuto dalla Fondazione Banca Popolare di Novara, rappresenta un antagonista importante. I risultati sono stati oggetto di una giornata al Centro ricerche Ente Nazionale Risi di Castello d’Agogna, dove sono intervenuti, con molti produttori, i ricercatori delle province risicole.
Di lotta mirata alla «Pyricularia» si parla ormai dal 2008, estate terribile, come ricorda Marinella Rodolfi (Università di Pavia), che segnò la svolta. E l’estate successiva nacque il progetto ‘’Lotta al brusone’’ che prevede il monitoraggio con centraline captaspore e l’utilizzo di un modello matematico in grado di valutare l’interazione tra il fungo e la pianta.
Il progetto si basa su un modello matematico previsionale, mutuato dall’esperienza che Massimo Biloni, direttore generale di Sa.Pi.Se. (Sardo piemontese sementi) ha accumulato all’Università olandese di Wageningen. Applicato e adattato agli scopi della risicoltura, oggi rappresenta l’unico modello matematico esistente applicato al riso. «Il sistema simula ogni giorno la crescita del riso, incrocia i dati relativi alla presenza delle spore, considera anche i cosiddetti parametri predisponenti, come le escursioni termiche e le temperature».
Tra i principali sostenitori di questo sistema c’è Andrea Vecco, imprenditore vercellese, appassionato di tecnologia applicata all’agricoltura. Durante il convegno Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi, ha annunciato che dall’anno prossimo anche la centralina captaspore in attività al Centro Ricerche entrerà a far parte del «Progetto Brusone» della Fondazione agraria novarese. Un’altra ricerca è quella di Simone Silvestri (Ente Risi) sulla suscettibilità varietale alla piriculariosi. Tenuto conto che dei 41 ceppi di brusone 11 sono stati isolati in Italia. La ricerca ha individuato attraverso il miglioramento genetico con marcatori molecolari nuove varietà resistenti: il progetto «GS-Ruse» ne ha selezionati 80. Mirko Boschetti (Cnr), ha proposto anche l’utilizzo dei satelliti. Il suo progetto, denominato Ermes, segue questa direzione: l’osservazione satellitare è in grado di controllare lo sviluppo fogliare e l’evoluzione degli attacchi. (g. f. q.)
Nella prima foto in alto: Massimo Biloni, direttore generale Sa.Pi.Se, presenta il suo modello matematico contro il brusone
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