Lo scontro per l’acqua che non c’è si sta consumando tra Piemonte e Lombardia, più precisamente tra Novarese e Lomellina. La caccia a una risorsa come l’oro blu, indispensabile alla sopravvivenza della risaia made in Italy, è diventata spasmodica in questa estate segnata dai cambiamenti climatici e da una impreparazione strutturale (leggi mancanza di programmazione) che si trascina ormai da decenni. Questa volta siamo oltre la soglia sopportabile della siccità.
In questo scenario è facile immaginare le contrapposizioni che corrono lungo i rari corsi d’acqua, alla conquista anche di poche gocce. I consorzi irrigui, come l’Associazione Est Sesia (il più grande d’Italia) da mesi hanno lanciato l’allarme e ora si trovano a fronteggiare una situazione insostenibile. A Novara il “tempio delle acque” è sotto assedio: ne sanno qualcosa il direttore generale Mario Fossati e il presidente Camillo Colli. La Lomellina, l’area terminale del vasto comprensorio irrigato, per prima ha subito gli effetti: la maggior parte dei terreni, coltivati a riso con il sistema in asciutta, poggiano su una falda impoverita e sitibonda, ma ora hanno bisogno di acqua perché in superficie il riso sta morendo prima ancora di crescere.
Più a Nord, nel Novarese, la situazione che in partenza sembrava meno drammatica, ora si sta rivelando incerta. Giovanni Chiò, presidente di Confagricoltura Novara Vco: “Dai primi giorni di giugno abbiamo coltivato con una riduzione idrica costante pari all’85 per cento, quindi una disponibilità a irrigare del 15%, con punte del 10. Ma adesso siamo di fronte alla totale chiusura delle derivazioni delle bocche di irrigazione dei canali Cavour, Quintino Sella e di quelli minori. Una decisione assunta in modo unilaterale senza opportuno preavviso”.
“Confagricoltura lo ritiene un atto grave – prosegue Chiò – con una ricaduta sulla sfiducia che l’agricoltore assume nei confronti del consorzio irriguo. Ad oggi la constatazione è che già parte della coltivazione di riso e di altri cereali novaresi è stata totalmente compromessa da un’inadeguata irrigazione a causa dell’indisponibilità d’acqua, nonostante il lavoro di coordinamento tra utenti e tecnici operativi del Consorzio Est Sesia”. Parole dure, che esprimono l’amarezza e la tensione del momento. “Non dimentichiamo – conclude il presidente – che gli agricoltori novaresi stanno affrontando la stagione con costi e interventi appropriati e preventivi, per cui l’areale novarese rispetto al 2021 si è già privato del -11,61% di superficie destinata a riso a favore di altre colture con minor esigenza idrica (soia, frumento, girasole). Non abbiamo bisogno di guerra tra province, ma le decisioni assunte dividono inutilmente”.
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