di Enrico Villa
In un secolo, dai primi anni del Novecento, la risicoltura e, più in generale, l’agricoltura italiana ed europea ha fatto passi da gigante. Il convegno oggi all’istituto tecnico agrario Galileo Ferraris di Vercelli, dedicato alla evoluzione della risicoltura con il sottotitolo meccanizzazione tra passato e futuro, ha raccontato come dalle grandi macchine a vapore, per nulla maneggevoli, si sia arrivati ai trattori e alle mietitrebbiatrici senza conducente, cioè telecomandati.
Solo che, in questo secondo, un personaggio ha vissuto tutti questi cambiamenti che non sembrano finire, ed era presente nell’aula magna della scuola: Renzo Franzo che ai primi di dicembre, appunto, compirà un secolo e che domenica, a Gattinara, sarà festeggiato dalla Coltivatori Diretti, la sua organizzazione professionale che nel 1945 aveva fondato assieme a Paolo Bonomi. Al convegno alla Galileo Ferraris Renzo Franzo ha voluto essere presente perché si parlava del futuro dei giovani nonché dello sviluppo tecnologico incessante, e perché si davano molte notizie in più sul museo della civiltà risicola, progetto che questo irripetibile personaggio storico per il mondo del riso e della politica non più esistente lo caldeggia dagli anni Ottanta del Novecento. Lella Bassignana, neo presidente del museo della civiltà risicola ha spiegato che questa istituzione e i pezzi già raccolti, fra cui trattrici agricole degli anni Venti, hanno trovato sistemazione nella Cascina Sperimentale Boschine, di proprietà della Amministrazione Provinciale di Vercelli e a disposizione per le esercitazioni degli allievi della Galileo Ferraris. E Cecilia Malinverni, già insegnate di lettere, ha aggiunto che il museo è diventato un luogo del cuore anche della Associazione Vercelli Viva, istituzione culturale che recupera ogni traccia storica della città e del territorio, presieduta da Antonio Ruffino legale vercellese assai conosciuto. Assieme al museo della civiltà risicola e a Vercelli Viva – sottolinea la professoressa Malinverni – laureandi di architettura e di ingegneria civile saranno invitati a dedicare al museo la loro tesi perché questo, in modo del tutto diverso dalla tradizione espositiva, diventi un ponte autentico di comunicazione tra passato, presente e futuro a disposizione dei giovani. Questo programma è del tutto condiviso da Paolo Marcianò dirigente scolastico da cui dipende sia l’istituto tecnico agrario Galileo Ferraris di Vercelli che l’ istituto alberghiero Ronco di Trino. Riferendosi al tema del convegno e alla evoluzione della meccanica agraria negli ultimi cento anni il professor Marcianò ha spiegato quanto sia attuale un museo nel contesto del divenire tecnologico che più interessa i giovani.
Di cultura, e non soltanto di pura tecnica, si è parlato nel corso del convegno vero e proprio. Il professor Pietro Piccarolo, presidente della Accademia di Agricoltura di Torino, fra le più antiche del nostro Paese, ha esordito ricordando Salvatore Settis, archeologo e già docente della Scuola Normale di Pisa che in un suo libro sulla decadenza di Venezia ha spiegato che, fra l’altro, quando si ignora il passato il risultato non può che essere negativo. Riferendosi all’inquinamento che devasta il globo, di cui l’agricoltura è la meno colpevole, Piccarolo ha insistito come è appena avvenuto al Club dei Lettori di Torino: per l’alimentazione i pericoli più gravi provengono dall’Oriente dove le norme sugli inquinanti sono meno osservate o non affatto osservate. Nelle conclusioni Pietro Piccarolo ha richiamato un recente studio di Nomisma su richiesta de Il Sole 23 Ore: i giovani hanno riscoperto gli studi e la formazione agricola indispensabili, però le cifre statistiche relative devono essere valutate attentamente per non riportare delusioni e compiere errori. Antonio Finassi, ricercatore del CNR in meccanica agraria, ha passato in rassegna l’agricoltura dai primi aratri alle macchine soffermandosi su questo aspetto fondamentale: la tendenza storica della persona a trasferire la fatica alle macchine sempre più versatili, condiviso anche da Giuseppe Sarasso appena nominato segretario della Accademia di Agricoltura di Torino. Tracciando le prospettive tecnologiche, che saranno molte, Sarasso ha ammonito: le concezioni soltanto ideologiche non devono fermare lo sviluppo del comparto, tuttavia cercando di affidarsi alle applicazioni meccaniche, cosi riducendo i fattori di inquinamento.
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