Di questi tempi, in questi momenti, con i costi di materie prime e dell’energia schizzati, ogni azione o iniziativa antispreco diventa un contributo al risparmio e alle buone pratiche. In questa direzione l’iniziativa che l’assessorato all’agricoltura e cibo della Regione Piemonte, in collaborazione con VisitPiemonte, ha promosso su tutto il territorio subalpino. Il titolo è già esplicativo: “Ciapa e porta a ca! Porta a casa il gusto autentico del Piemonte”. Il progetto vuole sensibilizzare i consumatori e i ristoratori (agriturismi compresi) sulla pratica che da tempo esiste in altri Paesi: farsi incartare il cibo e il vino avanzati e pagati e portarli via. “Vogliamo far partire la cultura del principio consapevole, dal produttore al consumatore”. A ristoratori, titolari di agriturismo, enoteche, saranno forniti “food bag” e “wine bag” realizzati in materiale riciclabile e compostabile, da consegnare ai clienti che ne faranno richiesta, consentendo loro di portarsi a casa le porzioni rimaste nel piatto e il vino non versato. Non è la prima volta: anni fa proprio nel Piemonte Sud nacque l’iniziativa “Buta stupa” (bottiglia tappata), un primo tentativo (di successo) che permetteva ai commensali di andarsene con la bottiglia pagata e servita soltanto in parte. Ora il progetto è strutturale e coinvolge tutta la regione, dal Cuneese all’Astigiano sino ai confini con la Svizzera. Insomma, una campagna territoriale, che coinvolge operatori e esponenti del settore agroalimentare. Paola Bortolani, food blogger, ricorda che un recente studio di “Waste Watch” (Università di Bologna), ci dice che lo spreco pro capite di ogni italiano è di 600 grammi la settimana, l’equivalente di 7,5 miliardi finiti in pattumiera. Meglio rispetto al 2015 (12 miliardi), ma ancora insufficiente. “Il fatto è – sottolinea – che si è perso il senso del cibo come valore e storia, è diventato bene di consumo e non primario”.
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