Forum del riso, le proposte per salvare la risaia europea

Forum del riso, le proposte per salvare la risaia europea

Quarto Forum europeo del riso, un confronto da remoto fra i paesi produttori che hanno delineato le richieste alla Commissione europea per i prossimi anni. Italia, con Ente nazionale Risi, organismo organizzatore con la collaborazione del Ministero dell’Agricoltura, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Romania, Ungheria, Bulgaria lanciano un appello a Bruxelles per superare i problemi che potrebbero pregiudicare l’equilibrio della filiera europea e il futuro delle risaie. Ci sono scadenze immediate come la clausola di salvaguardia che protegge dalla concorrenza agevolata ma che terminerà nel gennaio 2022; il boom delle importazioni in Europa, in particolare prodotto confezionato. Poi la mancata reciprocità dal punto divista ambientale e sociale del riso proveniente da Paesi Terzi (Cambogia e Myanmar in testa); la necessità di promuovere il cereale made in UE sino all’etichettatura d’orgine obbligatoria. Secondo il presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà, “il quarto forum è stato un’ulteriore riprova di come la filiera risicola europea sia sinonimo di serietà, coesione e concretezza. I risultati del Forum sono fondamentali per il futuro del settore, strategico sotto molti aspetti compresi quelli ambientali che oggi hanno una rilevanza prioritaria nella futura programmazione della Pac. Mi auguro che l’impegno profuso da tutti sia premiato dalle scelte operative del Parlamento, del Consiglio e della Commissione Europea, così come è avvenuto nelle edizioni precedenti del Forum, che hanno permesso di ottenere la clausola di salvaguardia e un budget specifico per la promozione del riso europeo”.
Per la clausola di salvaguardia tutti gli attori della filiera concordano sulla necessità di mantenere i dazi introdotti tre anni fa per il riso proveniente da Myanmar e Cambogia che, dopo anni di crescita esponenziale di vendita verso la Ue, ha subito una frenata del 31% per le varietà Japonica e Indica nell’ultimo anno.
Giovanni Perinotti, presidente dell’Unione Agricoltori di Vercelli Biella e e responsabile della Federazione nazionale Riso di Confagricoltura: “Abbiamo ribadito la necessità del rispetto della reciprocità dal punto di vista ambientale e sociale per il prodotto di provenienza dai Paesi Terzi, in analogia con le previsioni del Green Deal. Confagricoltura – precisa Perinotti – è a favore di un’etichettatura di origine a livello europeo con l’indicazione del Paese di coltivazione del riso. Una posizione condivisa dal mondo agricolo UE, che a nostro avviso va supportata anche da una campagna di comunicazione, in linea con quella appena terminata, capace di spiegare al consumatore i valori positivi del prodotto coltivato in Europa, che è di alta qualità e sostenibile. Per l’Italia, in più, è capace di esaltare al meglio le peculiarità degli altri prodotti della dieta mediterranea e della nostra cucina”.
Nel documento che Confagricoltura ha condiviso con l’Ente Nazionale Risi, si evidenzia che “ogni decisione adottata all’interno del Green Deal e della politica commerciale dell’Unione europea dovrà essere oggetto di una rigorosa valutazione di impatto in termini di reciprocità” e che “la stipula di accordi bilaterali e la concessione di preferenze unilaterali dovranno avvenire solo con Paesi che siano in grado di garantire i medesimi standard in materia di rispetto dei diritti civili, politici e di regole ambientali vigenti nell’UE”.
Confagricoltura Piemonte ricorda che la maggior parte della superficie coltivata a riso nel nostro Paese è concentrata nelle province di Vercelli e Novara, per una superficie complessiva a livello regionale di circa 115.500 ettari.

Il Forum prevede un secondo appuntamento il 30 giugno, sempre da remoto.quarto forum

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