di Gianfranco Quaglia
Per il riso italiano adesso la Cina è più vicina. E non è soltanto un gioco di parole o il titolo del libro di Enrico Emanuelli o del film di Bellocchio. Finalmente, dopo anni di approcci e trattative, è stato concluso il negoziato per l’esportazione di riso italiano nel paese asiatico. L’ambasciata italiana a Pechino ha reso noto che tutte le riserie italiane che avevano fatto richiesta di esportare in Cina sono state autorizzate dalle autorità cinesi competenti, applicando il protocollo siglato tra le due parti l’8 aprile 2020. A questo punto gli operatori autorizzati potranno avviare le prime spedizioni.
Il presidente dell’Ente Nazionale Risi, Paolo Carrà: “Siamo orgogliosi del risultato raggiunto, che e permetterà al nostro prodotto di giungere su un mercato in cui l’agroalimentare made in Italy sta registrando notevole interesse”. Un potenziale di oltre 50 milioni di consumatori appartenenti alla classe medio-alta, come stima il presidente dell’Associazione Industrie Risiere Italiane, Mario Francese. “Questo risultato è frutto di una lunga ed impegnativa attività negoziale che ha coinvolto il Servizio fitosanitario nazionale, in stretta sinergia con gli operatori e gli enti scientifici di riferimento del settore, le altre strutture del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, le Istituzioni regionali e la nostra rappresentanza diplomatica a Pechino”.
Quindi nuove prospettive per il cereale italiano. “In un mercato vasto come quello cinese – riprende Paolo Carrà – anche una domanda che può sembrare piccola rispetto alla popolazione in realtà diventa significativa e produrre grande effetto”. Arriva in un momento in cui i consumi sono in espansione in tuta Italia e nel resto d’Europa, tanto che l’industria ha sollecitato un allargamento della superficie. In proposito il presidente Ente Nazionale Risi osserva: “La domanda e l’offerta diventano un gioco delle parti. In realtà l’equilibrio del mercato è difficile da conseguire. Ci troviamo in una situazione molto diversa dagli anni in cui la superficie risicola raggiungeva i 245 mila ettari e tornare a quei livelli è impensabile. Oggi dobbiamo fare i conti con la concorrenza dei prezzi e le importazioni in arrivo da diversi paesi”.
“Un risultato importante per tutta la filiera e, allo stesso tempo, un altro riconoscimento per l’eccellenza della produzione risicola italiana”.
Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che prosegue: “Un grazie a tutti gli enti e le strutture che hanno operato per tagliare il traguardo, a partire dai ministeri degli Esteri e delle Politiche Agricole, all’Ente Risi, al Servizio fitosanitario nazionale. Sarà possibile conquistare nuove quote di mercato per una produzione che è di grande importanza anche sotto il profilo ambientale e di gestione del territorio. Il riso italiano da risotto incasserà senz’altro un crescente apprezzamento da parte dei cinesi, che ne sono i primi consumatori al mondo”.
La Cina produce circa 150 milioni di tonnellate su una produzione mondiale di 500mila tonnellate l’anno, ma non ha mai sperimentato le varietà da risotto che, di fatto, sono un’esclusiva italiana. Nel 2019 le importazioni cinesi di riso sono ammontate a 66 milioni di tonnellate.
“Un via libera tanto atteso su un mercato di primaria rilevanza per l’agroalimentare italiano -dichiara Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani-. Si tratta di un successo che ha visto le istituzioni e la filiera risicola nazionale unite in difesa del riso italiano e alla conquista di nuove quote di mercato. Per l’Italia, primo produttore europeo, si apre ora un mercato importante, con milioni di cinesi pronti ad apprezzare il nostro risotto”.
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