Le autostrade d’acqua che salvano i campi e non sprecano risorse

di Gianfranco Quaglia

Sono stati definiti “Autostrade d’acqua”. Sono i canali irrigatori che portano linfa all’agricoltura italiana. E’ anche il titolo di un “webinar” promosso e coordinato da Fabrizio Stelluto, presidente di Argav (Giornalisti Agro Alimentari Ambientali di Veneto e Trentino Alto Adige). Un approfondimento su una risorsa made in Italy senza la quale non esisterebbe neppure la “food security”, la sicurezza di disporre del cibo. E l’occasione per sfatare falsi miti, “fake news”, fraintendimenti e accuse infondate. Come quella relativa al consumo e allo spreco d’acqua in risaia. A questo proposito il direttore di Est Sesia, Mario Fossati, ha sottolineato l’effetto-spugna della risaia: “In aprile disponiamo di grandi risorse d’acqua e se non venisse immagazzinata dalla risaia finirebbe tutta al mare. Al contrario, con le sommersioni, circa 40 giorni dopo è rilasciata dalla falda e riutilizzata nei momenti in cui c’è bisogno di attingere per dissetare la risaia”. E Laura Burzilleri, direttore del Villoresi: “Spreco? Non dobbiamo cadere nel tranello del goccia a goccia. Rinunciare all’irrigazione iniziale equivale a desertificare le zone a Sud della risaia con danni ambientali enormi e irreparabili”. Anche per gli stessi risicoltori, perché se il riso non nasce nell’acqua, non rischia di morire nel vino come recita il proverbio. Ma di sete, quando a giugno scoppia l’estate e per necessità naturale gli agricoltori avranno bisogno di ricorrere alle cosiddette bagnature della risaia rinsecchita. E proprio nella fase in cui, altre coltivazioni come il mais, necessitano di essere innaffiate. In quel momento si determina una concentrazione di richieste contemporanee, alle quali i consorzi distributori non riescono a rispondere. Da qui l’appello alle aziende per limitare il ricorso alle semine in asciutta. Non solo per le ricadute immediate legate all’assetto idrogeologico. L’effetto-spugna si riverbera anche su Bruxelles, dove la risaia Made in Italy è riconosciuta “greening conforme”. Senza questa prerogativa verrebbero meno anche i fondi erogati agli agricoltori.   

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