I viticoltori hanno deciso di anticipare l’inizio della vendemmia dei nebbioli per salvare il salvabile dopo la grandine che in queste ore ha colpito a macchia di leopardo i comuni e le campagne di Gattinara, Brusnengo, Lessona e Masserano, nel Vercellese. In alcune zone, come quella di Brusnengo, i danni potrebbero sfiorare il 100%. “Le viti erano già state colpite dal maltempo anche questa estate, ma erano riuscite a riprendersi per tempo e la vendemmia prometteva bene. Sarebbe bastato ancora qualche giorno, invece il clima impazzito non ha risparmiato nemmeno i pregiati vini delle nostre province”, spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli – Biella.
Gravi danni anche nel Novarse, ma qui a essere colpito è il riso. “Stiamo monitorando la situazione ma purtroppo si calcolano danni tra il 90% e il 100% su terreni coltivati a riso che stava per essere raccolto proprio in queste ore. La zona più colpita risulta essere quella di Granozzo con Monticello, dove acqua e grandine hanno abbattuto le piantine di riso e distrutto le spighe. Sempre in provincia di Novara, a Vinzaglio, all’acqua e alla grandine si è unito il vento forte, che in pochi minuti ha allagato magazzini e locali di aziende e case. La pioggia, spinta dalla forza del vento, è riuscita a bagnare addirittura il mais già stoccato nei silos”. Così racconta Sara Baudo, presidente di Coldiretti Novara – Vco, facendo un bilancio dopo il maltempo.
La violenza di queste manifestazioni – evidenzia la Coldiretti – è il risultato dell’enorme energia termica accumulata nell’atmosfera in un anno che è stato fino adesso di oltre un grado superiore alla media storica, classificando il 2020 in Italia come il secondo anno “più bollente” dal 1800, sulla base dell’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr relativi ai primi otto mesi dai quali si evidenzia anche la caduta di circa il 25% di pioggia in meno nonostante il moltiplicarsi di nubifragi e grandinate. La tendenza alla tropicalizzazione del nostro clima si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.
La violenza di queste manifestazioni – evidenzia la Coldiretti – è il risultato dell’enorme energia termica accumulata nell’atmosfera in un anno che è stato fino adesso di oltre un grado superiore alla media storica, classificando il 2020 in Italia come il secondo anno “più bollente” dal 1800.
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