Quante volte un bambino ha sgranato gli occhi davanti a una gallina o a un pulcino? Molte, soprattutto i bambini del Terzo Millennio non abituati a convivere ocn la ruralità. Quell’apprendimento a chilometro zero serve ad accorciare le distanze tra la realtà virtuale e la realtà, a fargli toccare con mano e non aver più dubbi sull’origine di un prodotto, ad esempio un uovo. Non tutto è così semplice e scontato e ai tempi delle fake news tutto può esser confuso. Come nel caso del miele. Un bambino, anche delle materne, vi risponderebbe subito che quel nettare è prodotto dalle api. Invece la risposta non è proprio esatta. Esiste anche un miele prodotto dall’uomo, che arriva sugli scaffali dei supermercati, spacciato per autentico, ma è camuffato. La Confederazione Italiana Agricoltori denuncia che il nostro mercato è invaso da prodotto cinese a prezzi d’importzioni molto bassi (1,24euro al Kg), contro il costo medio di produzione di quello italiano che si aggira attorno ai 3,99 euro. Fin qui si tratterebbe di una concorrenza sleale che mette in ginocchio i nostri apicoltori, flagellati dal maltempo e dal climate change, con un danno di 70 milioni. Il fatto è che quel “nettare” made in Cina viene ottenuto con l’aggiunta di zucchero e metodologie di produzione non confrmi alle norme europee. In altre parole: la maturazione di quel prodotto è accelerata dall’uomo con un processo che avviene al di fuori dell’alveare, ma in laboratorio. Le importazioni di miele in Europa raggiungono le 80 mila tonnellate, in primo piano c’è proprio la Cina, dove aumenta la capacità produttiva, al contrario di tutto il resto del mondo dove è in atto una flessione a causa dei cambiamenti climatici.
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