Una nidiata di ibis sacri: genitori e piccoli, che sembrano danzare sugli alberi. Ma non siamo in Egitto, paese d’origine di questo uccello “pelecaniforme” quasi scomparso. L’obiettivo di Mario Finotti ha colto questo “quadretto di famiglia” a Vespolate, nella Bassa novarese. Immagini eccezionali, che testimoniano come l’ibis si sia ormai naturalizzato fra le risaie, dove si riproduce, avendo incontrato un habitat congeniale e favorevole. Segno che l’ambiente risicolo ha riconquistato uno standard protetto grazie a un uso limitato di antiparassitari ed erbicidi. Non solo a Vespolate. Alcuni anni or sono gli ibis sacri del Nilo erano già stati avvistati in altre zone di risaia: lo scrittore Sebastiano Vassalli, che abitava alla Marangana di Biandrate, li aveva già segnalati e alla loro presenza dedicato un articolo su “La Stampa”. Queste foto fissano un momento quasi magico e unico: ibis adulti e altri in tenera età, questi ultimi prima di spiccare il volo o ai primi tentativi. L’aggettivo magico non è casuale: nell’antico Egitto la divinità Thot (dio della sapienza, della scrittura e della matematica) era rappresentata sotto forma di ibis sacro, che volava sulle rive del Nilo. Gli ibis erano allevati per poi essere sacrificati, mummificati e messi in anfore per i fedeli che invocavano una grazia a Toth. In una necropoli sono stati ritrovati circa 4 milioni di ibis imbalsamati in modi diversi. Soltanto un essere umano poteva essere seppellito fra gli ibis: il gran sacerdote anknhos, fedele officiante di Toth. Scomparsa la specie in Egitto, oggi l’uccello si è insediato in molti paesi d’Europa, tra cui appunto l’Italia.
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