di Gianfranco Quaglia
Il lockdown, il confinamento cui siamo sottoposti, blocca quasi tutti. Non proprio tutti: ci sono alcuni comparti costretti a subire invasioni come se nulla fosse accaduto. Il mondo del riso, ad esempio. Ebbene, la concorrenza spietata dal Sudest asiatico non s’arresta davanti a nulla, neppure di fronte al coronavirus o alla clausola di salvaguardia che lo scorso anno era entrata in vigore come scudo protettivo per la risicoltura europea. Il riso lavorato Japonica (la stesso coltivato in Italia, primo paese produttore) continua ad arrivare dai paesi Eba che possono esportate tutto a dazio zero tranne le armi (Everything but arms), soprattutto dal Myanmar. Per questa tipologia di prodotto, al quale non si applica la clausola, si registra infatti un aumento dei flussi in entrata in Ue. Ente Risi denuncia che l’import dalla Cambogia riguarda 10 mila tonnellate (circa 2 mila in più della scorsa campagna); dal Myanmar 66.500 tonnellate (+ 48.000 rispetto allo stesso periodo precedente). Se il ritmo registrato nel mese di marzo dovesse mantenersi costante sino al termine della campagna di commercializzazione, si ipotizza di arrivare a un livello di importazione totale di riso lavorato Japonica pari a 131.000 tonnellate (+ 53%). “Nonostante questi numeri sconcertanti – sottolinea una nota di Ente Risi – la Commissione europea non assume decisioni in merito e pur avendo a disposizione strumenti utili a ridurre i flussi di importazione si nasconde dietro rigidi tecnicismi che creano grandi preoccupazione e insoddisfazione tra gli attori della filiera”.
Eppure lo strumento c’è. E lo dimostrano i risultati raggiunti con la clausola di salvaguardia applicata per l’altra tipologia di riso, quello Indica, cristallino, utilizzato per contorni. L’import dal Myanmar si è quasi azzerato (-99%), passando da 81 mila tonnellate a 502. Anche dalla Cambogia la riduzione è stata del 33 per cento. “I dati forniti dalla Commissione europea – aggiunge Enbte Nazionale Risi – evidenziano che la clausola di salvaguardia continua a espletare i suoibenefici effetti. Compolessivamente le improtazioni dai paesi Eba alla data del 23 marzo si sono attestate a 158.704 tonnellate rispetto alle 228.739 di pari paeriodo della campagna scorsa. Mentre si attende che la Commisasione risolva con immediatezza il problema delle importzioni daCambogia eMyanmar, gli uffici della stessa Commissione sistanno interrogandocome modificare ilregolamento che disciplina il sistema delle rpeferenze generalizzate (Spg) in scadenza il 31 dicembre 2023. il sistema tariffario preferenziale consente ai paesi in via di sviluppo e ai paesi Eba di pagare meno o nesun dazio suille esportazioni verso l’Ue come avviene nel caso del settore risicolo”.
E’ stata avviata una consultazione pubblica, in tutta Europa, per consentire alla Commissione di decidere sul futuro regime con un’eventuale revisione del quadro giuridico. L’obiettivo della consultazione pubblica, che scadrà il 3 giugno 2020, è quello di ascoltare le opinioni, le esperienze e le prove di un’ampia varietà di parti interessate che possono fornire preziosi spunti per la riflessione in corso sulla possibile revisione del regolamento. A questo proposito Ente Risi si chiede : “Se la reale intenzione è quella di sentire l’opinione dei cittadini dell’Ue non si comprende come mai, per l’ennesima volta, la consultazione non sia effettuata anche in italiano, escludendo di fatto molti dei nostri risicoltori”. In ogni caso l’Ente invita tutto il settore risicolo a far sentire le proprie ragioni per superare le difficoltà che oggi derivano da un sistema di improtazione che crea squilibrii nel mercato del riso in Europa.
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