Centomila ettari di risaia italiana rischiano di essere abbandonati. «Se la Cambogia continuerà a esportare nella Ue il proprio riso a dazio zero, sarà la fne non solo della risicoltura itlaiana, la più imporante in Europa, ma di tutto il riso comunitario. Non c’è Paese europeo in grado di cmpetere con il prezzo in arrivo del riso lungo Indica cambogiano».
A sostenerlo è Paola Battioli, presidente di Confagricoltura Novara, che lancia l’allarme: «Il riso lavorato lungo B (varietò tipo Indica) prodotto in Italia costa mediamente 55 euro/quintale mentre dovrebbe costare non più di 43 euro per reggere la concorrenza del corrispondente prodotto cambogiano. Pe rottenere questo risultato dovremmo vendere il nostro risone all’industria a 19 euro/quintale il che, per un risicoltore che spendce 32 euro pro produrre quel quintale, equivarrebbe alla bancarotta».
Dai dati della Commisione Eurpea emerge che tra il 1° settembre 2013 e il 31 agosto 2014 le importazioni nell’Ue di riso a dazio zero dalla Cambogia sono aumentate del 60%, superando le 254 mila tonnellate. Negli ultimi cinque anni l’import di riso cambolgiano si è di fatto decuplicato. Ancora più rapida la crescita di quello proveniente dal Myanmar (ex Bormania): la quantità in soli due anni è passata da 16 mila a 139 mila tonnellate».
Battioli mette sotto accusa l’acordo doganale Eba (Evething But Arms, tutto tranne le armi) che rappresenta un enorme vantaggio offerto unilateralmente all’Ue alla Cambogia. In Italia l’impatto più forte si è avuto sui risoni di tipo lungo B, destinati prevalentemente al mercato comunitario, i cui prezzi sono scesi di oltre il 20% e si collocano attualmentxe a 24 euro/quintale, prezzo che non riesce più a coprire – pur sommando gli aiuti Pac – i costi di produzione.
Di fronte a questa situazione Confagricoltura si è attivata fin dallo scorso autunno 2013 per sollecitare il Governo italianao a ottenere dalla Commissione europea il ripristino del dazio ordinario di 175 euro a tonnellata.
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