Il ruolo dell’agroalimentare nell’economia nazionale e la sfida della sostenibilità ambientale sono i temi affrontati nella seconda giornata di dibattito di “Identità e futuro”, l’appuntamento che a Roma, a Villa Blanc, segna l’inizio del centenario di Confagricoltura.
“L’agroalimentare è il primo settore dell’economia italiana, ma manca ancora la consapevolezza di questo primato. E delle potenzialità che possono essere realizzate”, ha detto il presidente Massimiliano Giansanti. “La nostra agricoltura è in testa in Europa per creazione di valore aggiunto. L’industria manifatturiera è seconda solo alla Germania – ha aggiunto Giansanti -. Eppure l’economia non cresce e la produttività ristagna da oltre un decennio”.
Dal 2017, la crescita dell’economia reale – agricoltura, industria e commercio – ha superato quella che si è registrata in Francia, Germania e Spagna. Siamo ancora indietro, invece, allargando l’analisi all’economia aggregata. Vale a dire, se prendiamo in considerazione l’apporto della pubblica amministrazione. In sostanza, se l’economia italiana è bloccata i problemi non stanno dietro i cancelli delle imprese.
“Occorre guardare altrove – ha rimarcato il presidente di Confagricoltura – Verso strutture amministrative che in molti ambiti sono inefficienti, anche perché scarsamente digitalizzate. I servizi pubblici danno uno scarso apporto in termini di valore aggiunto. La burocrazia continua a frenare, in molti casi, l’iniziativa privata. Le infrastrutture, a partire dai trasporti, sono nel complesso inadeguate”.
A parere di Confagricoltura c’è un diffuso consenso sul fatto che siano questi i nodi da sciogliere, per far tornare a crescere l’economia italiana, creare nuova ricchezza e buoni posti di lavoro per i nostri giovani. Non mancano le analisi, i progetti e anche le risorse. Manca la capacità di realizzazione.
“Un sistema diffuso di buone imprese – orientate al cambiamento, aperte all’innovazione, responsabili sul piano sociale e della tutela delle risorse naturali – non è sufficiente ad assicurare una crescita economica stabile e duratura – ha rimarcato Giansanti – se manca un sistema di buon governo in grado di accompagnare e favorire l’impegno degli imprenditori”.
Sul fronte dell’ambiente Confagricoltura accetta la sfida posta dai cambiamenti climatici. “A certe condizioni – ha detto Giansanti – possiamo senz’altro produrre le stesse quantità, riducendo il ricorso alla chimica e con una ridotta pressione sulle risorse naturali. E in quest’ottica, è giusto ricordarlo a merito dei nostri agricoltori e allevatori, sono già stati raggiunti significativi risultati. Ma la sostenibilità ambientale impone una dimensione globale. Possiamo accettare che l’Unione europea svolga un’azione guida, per indicare la strada da seguire. Ma resta il fatto che le emissioni ad effetto serra degli Stati membri incidono per il 10% su quelle complessive su scala mondiale”.
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