L’Ente Nazionale Risi prende posizione contro la Commissione Europea per difendere il riso italiano. E lo fa con una nota esplicita, dura, che accusa Bruxelles “di non volere bene al riso italiano”. In altre parole: una Commissione “matrigna”. La nota mette al centro “la decisione che la Commissione europea sta assumendo in questi giorni relativamente al tema della revoca temporanea delle concessioni EBA (Everything but arms) alla Cambogia per la violazione dei diritti umani. E’ gravemente lesiva – dice il comunicato – del rispetto della risicoltura europea e della sua filiera”.
Il paradosso è che Bruxelles ha accolto le numerose istanze della filiera risicola europea, che da anni stigmatizza come la Cambogia è uno di quei Paesi in cui i diritti umani non sono rispettati e, quindi, il governo non può e non deve fruire di concesioni daziarie previste. Ebbene, dopo avere accertato ripetute violazioni di diritti umani, civili e del lavoro in Cambogia, la Commissione europea con un atto delegato proposto nei giorni scorsi a Bruxelles si appresta ora a revocare le concessioni EBA ad alcuni prodotti.
Ha stilato un elenco di prodotti che dovranno pagare i dazi per il loro ingresso nell’Ue introducendo nello stesso abiti a basso valore aggiunto, zucchero, scarpe, prodotti da viaggio ma non includendo il riso perché allo stesso è già applicata la clausola di salvaguardia.
“L’atto delegato – sottolinea Ente Risi – potrebbe essere adottato collegialmente dalla Commissione il 12 febbraio 2020 e, dopo l’ottenimento dei pareri da parte del Parlamento europeo e del Consiglio che dovrebbero esprimersi entro il prossimo aprile 2020, l’atto stesso dovrebbe essere applicato dal mese di agosto 2020. L’assurda decisone della Commissione è priva di giustificazioni, dovendo considerare che la clausola di salvaguardia per il riso lavorato Indica sarà applicata sino al 18/01/2022 e che pende dinnanzi al Tribunale dell’Ue un ricorso proposto dalle autorità cambogiane per annullare il regolamento che ha istituito la clausola stessa”.
Il presidente dell’Ente Nazionale Risi Paolo Carrà: “Ancora una volta la Commissione dimostra una ottusa miopia, trincerandosi dietro rigidi tecnicismi. Come è possibile che di fronte a violazioni palesi e riconosciute dei diritti umani, sia dalla Commissione stessa che dall’ ONU, la Commissione voglia per la Cambogia prendere una decisione monca escludendo il riso dall’elenco dei prodotti che non godranno più dell’esenzione tariffaria? E per una forte presa di posizione nei confronti del Myanmar quanto dovremo ancora attendere? “.
L’inclusione del riso nel provvedimento di revoca temporanea delle concessioni EBA alla Cambogia, che è già stato oggetto di critiche e prese di posizione da parte della ministra Bellanova, avrebbe potuto rappresentare una opportunità per il settore per arginare le importazioni di riso da questo paese che, nonostante la riduzione dei flussi nell’ultimo anno di commercializzazione, rimane il primo fornitore di riso lavorato all’Unione europea.
A questo puinto l’Italia chiederà ufficialmente alla Commissione europea di includere il riso cambogiano nella lista dei prodotti, già illustrata dalla Commissione stessa agli Stati membri il 20 gennaio. E’ la posizione che la ministra Teresa Bellanova ha confermato durante l’incontro con i parlamentari europei del nostro Paese su riforma e budget Pac, dazi, etichettatura, pesca.
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