La chiamano “White-nose disease” o “White-nose syndrome” (malattia del naso bianco o sindrome del naso bianco). E’ un morbo che colpisce i pipistrelli, causato da un fungo non patogeno per l’uomo che colpisce i pipistrelli durante il periodi di ibernazione. La professoressa Anna Maria Picco e la dottoressa Laura Garzoli, del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, in collaborazione con la dottoressa Elena Patriarca e Paolo Debernardi (Stazione teriologica piemontese), la dottoressa Angela Boggero del Cnr-Irsa di Verbania e il dottor Marco Riccucci, hanno evidenziato la presenza, per la prima volta in Italia, dell’agente della sindrome del naso bianco, così chiamata pe la crescita massiva di micelio bianco sul naso, ill muso, le orecchie e la membrana alare dei pipistrelli colpiti. Negli Usa questa malattia ha già ucciso milioni di pipistrelli. In Europa invece le lesioni possono avere esito letale per gli esemplari colpiti, ma non sono stati segnalati casi di mortalità di massa di tale portata.
Laura Garzoli, che con il progetto “Yes!Bat” ha vinto anche il premio della Fondazione Barilla e sta conducendo una ricerca sull’agricoltura sostenibile nella coltivazione del riso grazie ai pipistrelli, ricorda che i chirotteri sono specie protetta, perché minacciati dal rischio di estinzione. Non solo: diminuiscono le popolazioni di zanzare e cacciando gli insetti dannosi proteggono le coltivazioni evitando danni per miliardi di dollari l’anno. Nel Novarese Laura Garzoli sta conducendo un esperimento: ha installato alcune “bat box”, casette per pipistrelli, nelle risaie, al fine di studiare il comportamento dei chirotteri e favorire la loro azione nel combattere gli insetti dannosi al riso.
In Italia è stata costituita una task force dedicata che unisce Università di Pavia, Stazione Teriologica Piemontese, CNR-IRSA di Verbania e Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta di Torino. Questo gruppo vuole creare una rete di monitoraggio nazionale per verificare ulteriori siti di presenza del fungo patogeno, casi di moria dovuti alla malattia, e redigere un protocollo di decontaminazione utile per i visitatori delle grotte colpite. E’ infatti necessario evitare la diffusione del patogeno dall’Italia verso nuove aree geografiche non ancora colpite come Australia, Nuova Zelanda, Sud America.
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