Blockchain e database. Il riso non ha più segreti

di Gianfranco Quaglia

Database, blockchain, web: la tracciabilità cambia passo nel riso, ingrana la marcia della tecnologia e dei mezzi di comunicazione avanzati. Il tutto per garantire il consumatore, sempre pià consapevole, attento, esigente. Due le notizie che confermano la tendenza: la Divisione Agricoltural Solutions di Basf, la multinazionale tedesca specializzata in prodotti per l’agricoltura, ha lanciato assieme all’azienda vercellese Coppo e Garrione e la start-up Ez Lab il progetto “Riso Chiaro”, primo esempio di tecnologia blockchain applicata alla filiera del riso. Una piattaforma software che registra tutti i dati di coltivazione del riso: l’area geografica di produzione, le varietà piantate, le estensioni, i programmi di irrigazione, fertilizzazione e protezione della coltura, tracciando le diverse fasi di crescita del cereale. Come dire: la carta d’identità di quel riso, rintracciabile in qualsiasi momento e consultabile appunto attraverso il sistema blockchain; dal campo alla riseria sino al consumatore.

Altro settore, sovente chiacchierato e al centro di polemiche oppure oggetto di “fake news”: il riso biologico. Nello specifico Ente Nazionale Risi ha realizzato un database contenente tutti i numeri del bio disponibili: un archivio che può essere visionato dal Ministero delle Politiche Agricole e dagli organismi di controllo per verificare la tracciabilità. Un atto dovuto di trasparenza, sollecitato anche in seguito alle polemiche e ad alcuni episodi di trasgressione e repressione frodi che hanno gettato qualche ombra sulla risaia biologica. Una parte dei dati è pubblica: ogni settimana l’Ente Risi pubblica infatti la situazione dei trasferimenti del riso biologico con il dettaglio per gruppo varietale.

 

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