di Enrico Villa
I nuovi allevamenti avicoli saranno come cliniche dove riproporre regole igeniche per combattere la febbre asiatica che ultimamente ha provocato gravi danni all’agricoltura italiana e dell’Europa unitaria. Lo stabilirà un regolamento votato nello scorso mese di marzo dal Parlamento di Strasburgo.
Ma si è anche fatto vivo il Ministero della Salute, riprendendo la sostanza di una ordinanza del 2005, promulgata negli ultimi mesi della Pandemia del pollo, materia prima per contribuire a mantere in equilibrio il nostro settore agroalimentare.
Ultimamente le associazioni agricole con pieghevoli e altri scritti hanno dato molto spazio alla lotta preventiva alla influenza avaria.
Nell’allevamento tutti gli adeddetti si devono comportare, appunto, come in una casa di cura al centro di una struttutra dove anche i macchinari debbono essere sotto controllo perchè il contagio non si diffonda. I responsabili dell’allevamento di pennuti e galline ovaiole debbono badare alla fauna stanziale circostante come i pennuti di risaia. Infatti, anche gli aironi sono forti diffusori, così come il bestiame grosso. Gli ultimi studi lo hanno accertato.
La febbre aviaria perseguita il Piemonten e l’Europa del Nord dal diciannovesimo secolo. Infatti i primi microbi della aviaria furono isolati nella regione nei primi anni dell’Ottocento. In quasi due secoli circa, la medicina veterinaria non ha mai perso di vista la febbre aviaria che è divenntata un incubo per l’allevavamento dei pennuti, come evidenziano il regolamento nazionale del 2005 e il regolamento UE del 2020. La stessa attenzione la stanno dimostrando i paesi del’Europa Orientale, la Spagna, l’Inghilterra.
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