La situazione è definita “drammatica”. Nella sede del Consorzio Irriguo Ovest Sesia di Vercelli, sotto il busto che ricorda il suo fondatore Camillo Benso di Cavour, l’aggettivo è risuonato più volte. Neve in montagna quasi nulla, piogge inesistenti. Potrebbe essere compromesa la prossima campagna risicola. A lanciare l’allarme, con il presidente Vittorio Mezza, i direttori di Ovest Sesia (Luca Bussandri), di Est sesia (Mario Fossati), e Baraggia Biellese e Vercellese (Alessandro Iacopino). L’allarme lanciato agli agricoltori contiene anche alcune racomandazioni: ritorno alle “buone pratiche” agricole. In altre parole: utilizzare al meglio la poca riserva d’acqua disponibile tornando all’irrigazione tradizionale almeno per quest’anno, abbandonare la tecnica della semine a file interrate (semina in asciutta) e sommergere le risaie già nel mese di aprile e non posticiparla a periodi in cui la disponibilità irrigua sarà minore.
Può sembrare un paradosso per i profani, abituati a pensare che la risaia in asciutta fa risparmiare acqua. Invece è esattamente l’opposto: la pianura vercellese, novarese e lomellina è un contesto unico al mondo, caratterizzato da un’attività scolare, che ha dato luogo a una retre di canali da esre sempre più considerata patrimonio ambientale. Le quantità d’acqua prelevate dai fiumi, pari a circa 280 metri cubi al secondo, nel periodo pieno della stagione irrigua, una volta completata la sommersione delle risaie, ammontano a oltre 390 metri cubi su una superficie di 250 mila ettari. Questo fenomeno di aumento della disponibilità idrica è dovuta al fatto che la rete di canali, con la naturale pendenza dei terreni e l’interconnessione tra acque superficiali e sotterranee, consente il riutilizzo più volte delle stesse acque con l’ulteriore effetto di accumulare nella falda freatica enormi volumi d’acqua. In lento movimento durante l’estate, raggiungono poi i fiumi dai quali è stata prelevata, svolgendo una funzione di riserva fondamentale anche per tutte le altre utenze della pianura padana.
E’ stato osservato che la semina in asciutta, se da un lato agevola l’attività degli agricoltori nel seguire le prime fasi di vita del riso, d’altro canto richiede un grande quantitativo d’acqua da distribuire agli stessi utenti verso la fine di maggio, quasi in contemporanea alla prima bagnatura del mais che ha bisogno a sua volta di ingenti quantitativi idrici. La diffusione di questa nuova tecnica non garantisce l’accumulo, e la risorsa potrebbe quindi non essere sufficiente per consentire la copertura irrigua di tutto il comprensorio. Fossati, Bussandri e Iacopino fanno appello al senso di responsabilità e mutuo soccorso di tutti i risicoltori.
Non ci sono alternative. I serbatoi naturali, come il Lago Maggiore, stanno denunciando anch’essi forti carenze: la situazione del Maggiore è critica, con soli 16 centimetri sopra il livello idrometrico di Sesto Calende, pari a meno del 20 per cento della capacità d’invaso. Mario Fossati, alla guida di Est Sesia, il consorzio irriguo più grande d’Italia, è impegnato a ottenere una deroga sul livello del Lago nel periodo estivo, almeno a 1,35 centimetri con possibilità a 1,50 nel solo mese di giugno. Tutti gli espedienti saranno messi in atto per evitare un razionamento. Vittorio Mezza, che oltre a essere presidente del Consorzio è anche agricoltore, ammonisce: “In questo momento il mondo agricolo deve compiere un salto di qualità, agire con una coscienza collettiva e non nell’interesse privato. Situazioni simili purtroppo le abbiamo già vissute, ricordo che nel 1965 addirittura non fu possibile seminare”.
Sulla drammaticità del momento interviene anche Francesco Vincenzi, presidente nazionale Anbi, l’associazione che riunisce i consorzi irrigui e di bonifica: “Il rischio che si corre è la possibilità davvero elevata che nel mese di luglio non ci sia acqua sufficiente per consentire al riso di completare il ciclo produttivo. Con la semina interrata si rischia di alterare la complessità e la particolarità di un sistema irriguo unico. le giovani generazioni chiedono maggiore impegno nel contrasto ai cambiamenti climatici. Anche per questo l’innovazione continua nel settore risicolo deve trovare un punto di equilibrio tra nuove tecniche di coltivazione, disponibilità idriche e esigenze ambientali”. “L’esempio delle risaie – aggiunge il direttore generale Massimo Gargano – dimostra la sapienza agricola di trattenere le acque. Oggi quella esperienza si chiama Piano nazionale degli invasi: al Governo chiediamo di accelerare le procedure per aprire i primi 30 cantieri”.
You must be logged in to post a comment Login