Amava Novara e il Novarese Cristina Meneghini, giornalista de «La Stampa», ed era legata alla gente del territorio. Ci ha lasciati troppo presto e all’improvviso, a 52 anni, nel cuore di un’estate avara di sole, appena rientrata da una breve vacanza assieme al figlio Cristian e al marito Davide. Stava per tornare al suo lavoro, che aveva interpretato con passione e curiosità, doti senza le quali non si può essere né bravi né onesti giornalisti. Lei era uno e l’altro e ogni giorno testimoniava l’appartenenza a una terra che le offriva spunti e storie: aveva saputo coglierli traducendoli in «pezzi» e titoli che raccontavano la quotidianità di gente laboriosa, con pregi e difetti.
Cristina apparteneva ancora a quella sempre più rara razza di cronisti che sanno consumare le suole delle scarpe per andare sul luogo, vedere, parlare con i testimoni, tornare, raccontare. E quando, per scelte o necessità redazionali, tutto ciò le veniva impedito, «inchiodandola» al desk davanti a un pc nel lavoro di «cucina» dei testi, per Cristina era una grande rinuncia e per il giornale una perdita di professionalità specifica.
Era diventata giornalista con la caparbietà di chi vuole ad ogni costo fare quel mestiere. Primi passi al Corriere di Novara, poi insegnante di inglese, una parentesi di collaboratrice alla redazione di Cuneo de «La Stampa», infine assunta alla redazione novarese de «La Stampa», dove era diventata professionista.
Un malore l’ha colpita nella sua abitazione novarese. Non si è più risvegliata. Coloro che l’hanno conosciuta la ricordano come «una di noi», la giornalista che condivideva le piccole storie di paese con quelle di città, la vita dei centri rurali ricca di tradizioni, storie, profili umani
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