di Enrico Villa
Campagna Amica, fondata da Coldiretti nel 2008 e istituita subito dopo come Fondazione, nel 2017 ha effettuato un censimento dei vegetali italiani classificati come biodiversi, quindi con il pericolo che scompaiano causati dalla eccessiva cementificazione nei terreni agricoli e dalla incuria delle persone. E come ricorda Carmelo Troccoli, direttore della Fondazione Campagna Amica, su 1092 prodotti censiti, 311 sono stati attentamente considerati in tutte le regioni italiane, per lo più con una forte tradizione agricola che anche influenza l’alimentazione, forse adesso più valutata di un tempo dall’opinione pubblica dei consumatori. Però ben 42 prodotti minacciati dalla scomparsa si trovano in Piemonte. Quasi un record nazionale che anche testimonia una tradizione duratura nell’area subalpina, fondata su verdura e frutta quasi introvabili altrove, animali, formaggi e carne lavorata. Quasi tutti appartengono ai Pat (prodotti agricoli tradizionali) che Campagna Amica ha chiamato i Sigilli, cioè gemme preziose che è necessario tutelare in ogni modo.
Però, i 311 prodotti sono diventati altrettanti capitoletti di un atlante della biodiversità, edito da Campagna Amica che si ritrova anche sulla rete web per la normale consultazione e per conoscere l’origine e la tradizione di ogni prodotto. Il volume reca una introduzione di Carlo Petrini, una prefazione di Roberto Moncalvo nonché gli articoli illustrativi dei Sigilli dei componenti del Comitato Scientifico che vigila, appunto, sulla biodiversità e sul corretto marketing dei prodotti schedati. Spiega Carmelo Troccoli, non dimenticando quanto Campagna Amica stia facendo per il commercio e l’agriturismo: Oggi gli stessi contadini sono i protagonisti della valorizzazione, attraverso la vendita diretta, dei prodotti stessi. Solo così il loro lavoro, che è possibile toccare con mano nelle aziende agricole e nei mercati, può divenire “cultura” ed essere iscritto nelle pagine di un libro. Troccoli anche ricorda che la Fondazione Campagna Amica si basa su queste cifre: 7.452 aziende agricole, 1.000 mercati di vendita diretta, 2.323 agriturismi.
Tuttavia, il tema della biodiversità, di attualità in questi giorni in un convegno in Polonia dove i più giovani hanno preso una posizione rigida nei confronti di quanti non si curano del degrado del nostro globo, non deve essere limitato ai Sigilli e ai prodotti regionali superstiti. Senza eccessivi giri di parole, lo dicono Carlo Petrini presidente di Campagna Amica e fondatore di Slow Food, la Fao e tanti commentatori qualificati di questo specifico argomento. Secondo Petrini la biodiversità non è sempre di casa presso l’opinione pubblica e nel 2017 un sondaggio compiuto tra gli abitanti dell’Unione Europea ha rilevato come “solo” il 38% dei cittadini europei fosse preoccupato dalla scomparsa di specie, habitat, ecosistemi. Per la Fao il 60% degli ecosistemi mondiali sono ormai degradati o utilizzati secondo modalità non sostenibili…e dal 1990 abbiamo perduto a livello mondiale, circa il 75% della diversità genetica delle colture agricole. Ma c’è di più: a causa dei cambiamenti climatici, il 20% delle barriere coralline è già scomparso e il 95% di quelle restanti rischia di scomparire entro il 2050. E’ possibile che nel prossimo trentennio le diverse specie e gli habitat si trovino ancor più a mal partito. Infatti, soltanto il 27% ancora non rischia mentre a rischio di estinzione è il 25% delle specie animali. Altri dati richiamati dalla Fao e da altri dovrebbero preoccupare: ormai dal 1990 gli uccelli che popolavano i campi sono diminuiti di circa il 10% con una influenza negativa sui terreni a pascolo, sulla montagna e collina, sui corsi d ‘acqua. Infine sarebbe già evidente la sparizione di circa 3000 insetti e coleotteri nonché di circa 400 invertebrati, stando anche alla indagine recente di Legamabiente.
La previsione potrebbe anticipare un disastro ecologico e dimostrerebbe l’inadeguatezza della politica internazionale che ha promosso i tanti convegni sulla biodiversità non seguiti da provvedimenti concreti internazionali e dei diversi paesi. La prima assise ebbe luogo a Ramsan in Iran nel 1971, seguita dal convegno di Barcellona nel 1978 dove per la prima volta si parlò di alimenti sani conseguenza dell’ecologia rispettosa, di salute delle popolazioni e degli animali, di benessere. Altro convegno sulla biodiversità fu fatto a Berna tra il 1978 e il 1992, una serie di summit su questo specifico tema negli anni 90 e sullo stesso problema a Cartagena nel 2003.
Anche la Repubblica Italiana con la Legge 14 febbraio 1994 n.124 confermò la necessità di tutelare la biodiversità promulgando una legge di un solo articolo che prevedeva una strategia per tutelare l’habitat e quanti vi fanno parte, però rimandando ad una convenzione di quattro articoli sulla biodiversità votati al convegno di Rio de Janeiro il 5 giugno 1992. Ma la biodiversità è per ora rimasta una parola soltanto ricca di ambizioni, non seguita però da atti concreti e rivelatori di cambiamenti sui diversi territori. Le polemiche che periodicamente si accendono sul mancato assetto delle aree nazionali e sul contenimento dei presunti animali dannosi che agiscono sulle diverse aree provano proprio il disinteresse sulla biodiversità, a parte l’atlante e le iniziative di Campagna Amica e recentemente di altre organizzazioni agricole nazionali ed europee.
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