Una volta ha detto: «Io arrivo da una terra di pasta. Ma mi sono avvicinato e affezionato al riso. Quando lo cucino parlo con gli ingredienti e l’ingrediente perfetto è parlare al riso perché la cosa più bella è mantecare il risotto. Allora è il riso che ti parla, ti dice aggiungi, accarezzami. Il riso ti aprla e tu parli a lui».
Antonino Cannavacciiulo con il riso ha un rapporto sacrale. Lo chef di Villa Crespi, due stelle Michelin, il cuoco di «Cucine da incubo», è pronto a dare una mano al settore risicolo che sta attraversando momenti di difficoltà a causa della concorrenza. «Sì, la ristorazione può promuovere il riso made in Italy, in Italia e all’estero, aiutare i consumi e farlo apprezzare anche all’estero. Ma attenzione, noi cuochi dobbiamo essere coinvolti».
Sarebbe a dire? «Che ognuno di noi può mettersi in gioco, noi siamo i protavoce della tradizione gastronomica, ma attenzione non è solo a voce che si fa la promozione. Mi spiego meglio: gli altri paesi europei negli chef investono, qui in Italia non si fa niente o ben poco. Insomma, pronti a scendere in campo ma non lo si può fare sempre per amore e gloria. Se tu chiami l’idraulico lui non viene a casa per una lezione gratuita sul funzionamento dei tubi e fare beneficienza, ma giustamente vuole essere pagato. Ebbene io penso che anche per gli chef si debba fare la stessa cosa, le istituzioni devono trovare un’intesa in questo senso e promuovere una campagna seria. Quando ci chiameranno noi ci saremo». (g. f. q.)
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