di Gianfranco Quaglia
Sarà la campagna d’inverno, la “Winter Rice Express”, quella che la risicoltura italiana si appresta a lanciare. Non un attacco sul campo, ma un pressing sui palazzi dell’Unione Europea. E’ l’assalto finale a Bruxelles nel tentativo di accelerare il cammino verso l’applicazione della clausola di salvaguardia contro l’importazione di risi a dazio zero da Cambogia e Myanmar. Tutti gli indicatori sembrano andare in quella direzione: l’impegno della Commissione Europea, la pressione della Commissaria al Commercio, Cecilia Malmstrom, sui governi di quei Paesi che non rispettano i diritti umani. Lo sforzo che l’Ente Nazionale Risi sta compiendo da mesi per convincere l’Unione Europea a intervenire. E’ chiaro che occorre fare presto, prima che il clima di Strasburgo e Bruxelles si surriscaldi per altri obiettivi, quelli legati alla campagna elettorale in vista delle elezioni europee previste per maggio, con il rischio che i temi rimasti in sospeso vengano accantonati o rinviati al futuro Parlamento Europeo.
Durante l’ultimo Comitato di gestione la Commissione europea ha presentato la situazione di mercato con i dati definitivi della campagna 2017-2018, relativi alle importazioni concorrenziali: 1,33 milioni di tonnellate, base lavorato, n un aumento del 7% rispetto allo stresso periodo precedente. In particolare: le importazioni di riso lavorato si sono attestate a 768.000 tonnellate (+8%); semigreggio non Basmati 233.000 tonnellate (+12%); semigreggio Basmati 322.000 tonnellate (+12%); rotture di riso 461.000 tonnellate (+20%); risone in calo del 76%; import di riso lavorato dai Paesi meno avanzati + 19%; import di rotture di riso dai PMA +19%. Esportazioni totali dell’Unione europea 295.000 tonnellate, base lavorato (+9%).
Intanto la Commissione europea ha pubblicato il documento per la prevista valutazione del sistema delle preferenze generalizzate (SPG) che sarà presentato in occasione del gruppo di lavoro del Consiglio di metà novembre. Parallelamente, al massimo entro marzo, anche se la filiera auspica una decisione entro fine anno, dovrebbe giungere a termine l’inchiesta da cui dipenderà la concessione della clausola di salvaguardia per imporre il dazio ai risi provenienti da Cambogia e Myanmar. Sono due passaggi distinti ma politicamente interdipendenti, come approfondisce in una nota dell’Ente Nazionale Risi: “La Commissione europea nel documento sul SPG sottolinea l’importanza della consultazione pubblica realizzata tra il 17 marzo e il 9 giugno 2017, alla quale – viene riconosciuto – hanno partecipato quasi esclusivamente gli italiani, grazie alla sensibilizzazione operata dall’Ente Nazionale Risi. Risulta infatti che il 96% delle risposte sono arrivate dall’Italia e per la maggior parte da operatori del settore risicolo che hanno criticato proprio il sistema di applicazione della clausola di salvaguardia. La Commissione – prosegue la nota – non può tacere sull’esistenza di una consistente opinione pubblica contraria alla sua linea: segno che aver partecipato in massa alla consultazione pubblica è stato importante”.
La Commissione specifica tuttavia che le valutazioni per l’eventuale applicazione della clausola sono in corso e che solo al termine di tale percorso la Commissione deciderà se riformare il meccanismo della clausola di salvaguardia. Nel merito, l’Ente Risi ha sempre sostenuto che la modalità della concessione della clausola dovrebbe essere automatica, come avviene in altre colture, e quest’esigenza è stata ribadita più volte dalla direzione dell’Ente Risi durante gli incontri più volte intervenuti con i funzionari della Commissione Europea dal 2016 ad oggi. Ma il punto più interessante messo in luce da Ente Risi riguarda il riconoscimento da parte della Commissione delle notevoli violazioni in Cambogia dei diritti umani in relazione all’accaparramento delle terre per la coltivazione della canna da zucchero e su questo punto l’Ente Risi ha sottolineato che lo stesso problema riguarda il riso in Cambogia e Myanmar: la vicenda dei Rohingya nell’ex Birmania, deportati dalle loro risaie. A ciò si aggiunge che la società Development Solution (incaricata dalla Commissione di valutare l’impatto di medio termine del sistema SPG) nel rapporto del 27 settembre 2017 specifica che la violazione dei diritti umani in Cambogia avviene anche nell’esportazione del riso, in quanto la concessione daziaria dell’Ue va a beneficio dei traders e non dei contadini. «Questi argomenti dovranno essere portati nel gruppo di lavoro della Commissione di metà novembre, cui parteciperanno i funzionari del Mise – spiega il presidente dell’Ente Risi Paolo Carrà – e auspico che tale discussione possa far luce sia sulla legittima richiesta di revisione del meccanismo di salvaguardia sia sulla questione della violazione dei diritti umani nei Pma interrompendo, al di là dell’applicazione automatica della clausola di salvaguarda che per il settore risicolo rimane imprescindibile, un flusso di importazione che ha portato ingenti danni al settore risicolo italiano e comunitario senza vantaggio alcuno per la popolazione cambogiana e birmana».
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