E’ tempo di campioni. Sul campo e fuori. Celebrati e di questi tempi molto chiacchierati. Come Cristiano Ronaldo, il CR7 che fa esultare i tifosi juventini e non solo, preoccupa gli sponsor a causa delle notizie sulle sue relazioni con partner che chiedono risarcimenti per quanto avvenuto.
Ma c’è un altro 7, anzi un doppio 7, che in questi giorni e su altri terreni sta dimostrando tutto il suo valore. Stiamo parlando del Razza 77, quella varietà antica di razza pura, un riso che arriva dal passato, riproposto da qualche anno nella Bassa novarese a opera di uno sparuto e coraggioso gruppo di risicoltori appassionati. A Tornaco e Vespolate il Razza è tornato a essere una bella e concreta realtà, produzione limitata, ma già in grado da essere esportata. Il suo mentore, Domenico Bernascone, cui si deve il merito di averlo resuscitato, ha trovato un canale preferenziale in Germania, paese dove il riso è consumato su larga scala, ma quasi tutto proveniente dal Sudest asiatico. Tanto che la maggior parte dei tedeschi ignora persino che in Italia esista la coltivazione del riso. Lo sbarco del 77 rappresenta quasi un azzardo, ma sicuramente è destinato a fare breccia nel muro degli stereotipi, contribuendo alla diffusione del cibo Made in Italy.
D’altro canto il Razza 77 non è nuovo alle presenze oltre confine. Negli Anni Cinquanta, in Spagna era coltivato in quanto molto indicato al piatto nazionale della penisola iberica: la paella. E proprio a Tornaco, il piccolo comune novarese che lo ha rilanciato, in onore di quei fasti trascorsi, è stato riproposto il cibo nazionale spagnolo a base di Razza 77.
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