“Il nostro comparto è rimasto al Medioevo. Per limitare la volatilità dei prezzi dobbiamo sederci tutti, industria e agricoltori, attorno a un tavolo. Viceversa saremo sempre esposti agli alti e bassi di un mercato caratterizzato dall’offerta di oltre 4 mila aziende da una parte, di 200 industrie dall’altra e in mezzo un centinaio di mediatori”. Le parole di Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi, all’inizio della nuova campagna risicola, suonano come un campanello d’allarme su un settore che sotto il profilo della produzione 2018 e della qualità non dovrebbe avere grandi problemi, considerate le scorte al minimo e la diminuzione di superficie che significa quantitativi contenuti e maggior potere contrattuale. Ma Carrà sembra mandare a dire a tutti gli agricoltori: le condizioni sono buone, non andiamo a peggiorare lo stato delle cose con la fretta oppure con troppa resistenza a vendere. Un “refrain” che ritorna ogni anno in un settore che produce ecellenza, ma fatica ancora a darsi un’organizzazione moderna sul piano della commercializzazione, del marketing. Il ricorso al termine Medioevo forse è un po’ urticante, ma ha l’effetto di distogliere e svegliare le coscienze dal torpore e dal “si è sempre fatto così”.
Eppure sotto il profilo della promozione le idee non mancano. Vale la pena citarne una, lanciata pochi giorni fa: arriva da Maria Grazia Calzoni, figura storica del mondo di Confagricoltura, molto attiva nel gruppo di Donne&Riso guidate da Natalia Bobba. Maria Grazia propone un “treno del riso” per promuovere il cereale Made in Italy. In parole semplici: un accordo con Ferrovie dello Stato sui convogli che solcano il Piemonte e la Lombardia per parlare di riso, distribuire materiale illustrativo, spiegare ai viaggiatori che stanno attraversando una delle zone più vocate alla coltivazione, che si trovano nel triangolo d’oro della risicoltura europea. Per alcuni sarebbe la conferma di un patrimonio conosciuto, ma per la maggior parte un’assoluta scoperta. Non è raro incrociare sulle Frecce Rosse in transito veloce tra Torino e Milano passeggeri che guardano stupiti dai finestrini la risaia allagata in primavera e sentirsi chiedere: “Ma c’è stata un’alluvione?”.
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